Banlieues, droni e altri mostri

Di quello che succede nelle banlieues qui in italia non se ne sa
davvero niente. tutto viene filtrato con un setaccio o con un altro.
Chi vive nelle banlieues diventa, a seconda dei casi, un pericolo
ambulante, un povero da compatire, un soggetto rivoluzionario.

Nell’autunno
del 2000 sono stata per un po’ ospite in una buffa casa a Montreuil,
nella banlieue est di Parigi. Mi sono rapidamente innamorata delle
macerie, delle panetterie affollate, del brulicante e loschissimo
mercato.  Sono tornata a Montreuil qualche anno dopo e non riuscivo a
ritrovare la strada di casa. Le macerie erano diventate palazzi bianchi
e hotel altissimi, neanche le strade si chiamavano piu’ allo stesso
modo.

Tutto il mondo e’ paese, mi e’ venuto da dire, pensando a Torino e a come sgrano gli occhi ogni volta che ci torno.

Quello
che non cambia pero’ e’ la sensazione che hai quando scendi dalla metro
una fermata prima, ti fai il pezzo a piedi e guardi come cambiano i
contorni e le persone mentre ti avvicini alla "frontiera".

Forse
e’ per questo mio sentimentale attaccamento a questi quartieri che da
qualche mese sto vagando per la rete in cerca di articoli e
informazioni un po’ credibili su quello che succede nelle banlieues,
dal 2005 ad oggi. Intanto pubblico la traduzione di un articolo di
liberation abbastanza recente, che da’ un’idea dello stato delle cose.
Un’idea, appunto.

Mi scuso per la traduzione casareccia e
imprecisa. Il mio francese avrebbe bisogno di molta piu’ pratica e i
miei occhi dovrebbero tornare a Montreuil un giorno o l’altro. Chi
vuole puo’ leggersi il testo originale qui.

Se mi suggerite articoli e fonti interessanti io sono contenta!


liberation – 26 ottobre 2007

Le banlieues sotto sorveglianza dei droni

di Noel Mamere, sindaco di Begles e deputato (Verdi) di Gironde.

Mentre il Parlamento si appresta ad approvare l’emendamento ADN su una
legge sull’immigrazione che annuncia la fine dei ricongiungimenti
familiari e lo smantellamento del diritto d’asilo, la notizia secondo
la quale il Ministero degli Interni utilizzera’ dei droni per
sorvegliare le banlieues rinforza il sentimento di guerra civile
crescente. Il progetto nominato Elsa (engin léger pour la surveillance
aérienne) e’ stato presentato la scorsa settimana al Salone Milipol
dedicato alla sicurezza interna. Si presenta come un volatile di un
metro di larghezza e di sessanta centimetri di lunghezza, munito di
telecamera.

Questo drone sara’ in dotazione della polizia nazionale per sorvegliare
a distanza i quartieri popolari e i cortei. Dei droni sono gia’ stati
utilizzati in Israele per delle missioni di controllo, ma anche per
azioni militari. La loro diffusione in Francia sara’ una tappa in piu’
nella stigmatizzazione di una parte della popolazione, in contemporanea
con la riedizione in formato tascabile del classico di Louis Chevalier:
"Classes laborieuses et classes dangereuses" ("classi lavoratrici e
classi pericolose", un classico del periodo coloniale ndt). Di fatto,
si tratta piu’ che altro di creare un clima di diffidenza verso gli
abitanti delle banlieues, piuttosto che non di cercare di ridurre una
violenza reale.

La metafora e’ evidente: le citta’ devono essere circondate da mura
virtuali sotto controllo aereo permanente. La sensazione di vivere in
territori sotto occupazione militare, in una sorta di colonizzazione,
e’ gia’ stata introiettata da molti giovani figli di immigrati dopo le
rivolte del novembre 2005 nel corso delle quali fu instaurato lo stato
di emergenza, applicato per la prima volta dopo la guerra in Algeria.
Questa sensazione rischia di uscire rinforzata dall’esibizione
ostentata di questa "tecnologia del futuro" che fa sembrare 1984 di
George Orwell un racconto della contessa di Segur!

I discorsi a ripetizione sul Karcher*, l’identita’ della Francia, la
colonizzazione positiva, le caratteristiche dell’uomo nero, le retate
dentro le scuole, gli emendamenti riguardo all’ADN e l’esclusione dei
sans-papiers dal ricovero d’urgenza hanno una sola logica che da mesi
non smetto di combattere: trovare dei capri espiatori, stigmatizzare,
mutare la questione sociale in questione razziale.

Questa logica da guerra coloniale conduce a dei drammi, come quello
della morte di Chunlan Zhang Liu, Cinese sans-papiers che si e’ gettata
dalla finestra il 21 settembre per sfuggire a un controllo di polizia.
Prima di cio’, quattro altri stranieri si erano gettati dalla finestra,
in due mesi, testimoniando la paura che si e’ instaurata in migliaia di
famiglie che non osano piu’ uscire, girare, andare a lavorare, studiare
a scuola… I diritti fondamentali sono stati messi in ridicolo.

I droni nelle banlieues non sono che un dispositivo in piu’ in questo
sistema di sorveglianza generalizzata che si sta instaurando giorno per
giorno. Nella sua opera "Sorvegliare e punire", a proposito del
carcere, Michel Foucault descriveva cio’ che chiamava "panoptismo", un
sistema nel quale il secondino, isolato nella propria torre, sorveglia
i propri detenuti senza essere visto. L’effetto maggiore del
panopticum: indurre nell’individuo uno stato cosciente e permanente di
visibilita’ che assicura il funzionamento automatico del potere; fare
in modo che la sorveglianza sia continua nei suoi effetti, anche se e’
discontinua nelle sue azioni; fare in modo che la perfezione del potere
tenda a rendere inutile l’attuazione del suo esercizio. Foucault
prosegue: "Un assoggettamento reale nasce meccanicamente da una
relazione fittizia, da cui ne consegue che non e’ necessario far
ricorso alle maniere forti per costringere il condannato alla buona
condotta, la folla alla calma, l’operaio al lavoro, lo scolaro allo
studio.." Il drone e’ l’applicazione modernizzata del panopticum alla
citta’ intera, e’ un sistema di sorveglianza disciplinare generalizzata
che ha come missione quella di inquadrare, controllare, mettere in riga
gli individui.

La societa’ di sorveglianza dei droni e il potere scientifico
instaurato attraverso il dna stanno trasformando la democrazia e
disegnando la societa’ del futuro. Accetteremo senza resistenze questo
"mondo meraviglioso" o una parte del corpo sociale vivra’ con la paura
addosso, confinata in un apartheid che non si fa neanche chiamare con
il proprio nome? La societa’ si lascera’ prendere in ostaggio da uno
Stato autoritario sovrastato da uno strapotere monarchico che regna su
uno spazio in cui ogni individuo e’ costantemente localizzato,
catalogato, esaminato, registrato a sua insaputa, dove i suoi minimi
movimenti sono sorvegliati da migliaia di telecamere di
videosorveglianza? Questo totalitarismo soft deve essere combattuto per
quello che e’, la negazione dei valori che, dalla Rivoluzione francese
alla Resistenza, passando per il 1848, la Comune o il Maggio del 68,
hanno costruito la sola identita’ nazionale che riconosco e che si
legge nei tre principi scritti sui frontoni del palazzo del comune di
Begles e dei 36 000 comuni della Francia: "«Liberté, Egalité,
Fraternité».

Faccio appello ai sindaci dei distretti dove gli abitanti stanno per
diventare l’oggetto di questa generalizzata caccia al sospettato
perche’ facciano rispettare questi principi dichiarando il proprio
comune "zona al di fuori della sorveglianza aerea".
I droni non passeranno mai nel cielo del mio comune.

note (mie):
[* Karcher – si riferisce a una famosa
dichiarazione di Sarkozy, durante i moti del 2005, in cui l’allora
presidente degli interni utilizzo’ come raffinata metafora
un’idropulitrice (Karcher e’ il nome della marca) con la quale si
sarebbe dovuto ripulire le banlieues dalla "racaille" (la feccia). ]

Sensazionale scoop del Giornale

Il buco quadrato

bucoquadratoL’inverno scorso mi sono letta questo libretto trovato in distribuzione al babilonia.

E’ un racconto di un pezzo di vita, di alcune scelte, di alcune peripezie. L’ho trovato di un’umilta’ disarmante, senza alcuna pretesa di dare buoni o cattivi esempi.

Facendo vari giri poi ho scoperto che e’ interamente scaricabile su autistici. http://www.autistici.org/il_buco_quadrato

"Quattordici anni fa mi licenziai dalle Ferrovie dello Stato.
Era il 1992, nel mese di settembre ed ero veramente contento della mia scelta.
Aprivo una porta misteriosa ed entravo in una nuova dimensione."
 

E’ piu’ o meno un anno che mi ripropongo di andare a campo di marte a regalarlo al mio amico ferroviere, poi come tante cose, non l’ho mai fatto.  Se il mio amico ferroviere mi legge so che sornione scuotera’ il capo, si scarichera’ il pdf e leggendolo forse perdonera’ le mie mancanze.

 

cicatrici

mi e’ difficilissimo scrivere di genova.
parlarne mi riesce meglio, soprattutto con persone che non mi conoscono tanto, o che non mi sanno leggere tanto addosso.
chi mi legge bene potrebbe vedere tutta la fragilita’ e la scomposta angoscia, sarebbe come un ripetere di nuovo tutto, mostrarmi ancora cosi’ inaccettabilmente vulnerabile.

eppure ci ho provato un sacco di volte a scrivere. ho provato a cantarlo da un palco per esorcizzare la riservatezza delle mie ferite. ma ne ho tirato fuori solo un penoso nervosismo. non mi ha fatto sentire meglio. affatto.

non c’e’ mai il tempo per dire tutto quello che vorresti. non c’e’ mai il tempo neanche per pensarlo. che se poi ti fermi a pensare troppo a lungo ti risale dalla schiena tutta l’ansia e la rabbia profonda. e non mi capita spesso di aver voglia di assecondare tutto questo dolore, di lasciargli prendere forma nelle ossa.

molte cose per fortuna le scrivono gli amici:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/…
cosi’ mi sento meno sola nella mia confusione.

alcune immagini mi sono rimaste attaccate. come il trovare la mattina dopo alla diaz, una amica che non vedevo da tanto, cercare di consolare il suo pianto disperato e non riuscirci, afferrare i suoi racconti di superstite tra i singhiozzi, incassare in pancia la sua febbrile angoscia e unirla alla mia.

gli abbracci, quelli me li ricordo tutti. uno per uno. era l’unica cosa che per un attimo ti dava respiro. era l’unico modo per dirsi qualcosa, dato che le parole non uscivano a nessuno.

mi ricordo bene le piccole cose. un pacchetto di crecker smezzato fra cinque o sei. un sacchetto di ghiaccio secco. il marciapiede di fronte alla diaz e l’asfalto attorno. le luci di un elicottero che illuminano la mia pupilla. il continuo rumore di vetri rotti. il rumore degli spari. l’odore della gomma bruciata. il ritmo del mio fiato corto. una coppetta di tiramisu’ mai mangiato. l’odore della stoffa impregnata di gas. il sapore del latte che scende nello stomaco come una medicina. degli stronzi che prendono a sprangate due ragazzini vestiti di nero. la vista del pavimento piastrellato di viale xx settembre annebbiata dai lacromogeni.

io ho un carattere strano. nelle situazioni brutte ho un’instinto di sopravvivenza che cerca istantaneamente una via d’uscita, una qualunque razionale e credibile positivita’ nella sfiga.
ecco questo e’ stato uno di quei pochi momenti in cui ero paralizzata dall’unica cosa veramente certa: non c’era via d’uscita, non c’era soluzione, non c’era niente, ma proprio niente che potesse farci sentire meglio.

Genova 17 novembre 2007  – corteo in solidarieta’ ai 25 processati.

http://www.supportolegale.org 

Berlino in foto

con calma e gesso metto le mani nel mezzo quintale di foto di Berlino fatte quest'estate. ne metto qualcuna.

occhio perche' lifetype taglia le anteprime, quindi per vederle decentemente dovete cliccarci sopra.

macerie3macerie6contemporanea2contemporanea4east gallery 12east gallery 18east gallery 14east gallery 20east gallery 22

Cioni ti odia e anche Domenici non ti vuole davvero bene

Anche io mi sento in dovere di amplificare l'eco delle meravigliose decorazioni che stanno infestando Firenze.. Avrei potuto fare scatti migliori, ma devo trovarmi al posto giusto nel momento giusto e con la macchina fotografica. Pazientate…

Dopo il corteo di sabato, e il primo compleanno del NextEmerson mi si e' attenuata un pochino l'ansia e la pena per la mia irriverente citta'.

 

Tutti pazzi

tutti pazziL'altro giorno ho trovato questo articolo:

I giovani di età 13 – 24 anni oggi sono generalmente molto felici e
soprattutto ottimisti sul futuro, questo almeno secondo  gli
studi  di MTV – Associated Press  condotti da Knowledge
Networks nell'aprile 2007.
"Quasi due terzi dei giovani pensano che Internet, l'instant messaging,
i cellulari e le altre tecnologie rendano la gente più felice e il 61%
ha detto che tutto ciò li rende ancora più vicini alle proprie
famiglie", ha dichiarato l'analista senior di eMarketer Debra Aho
Williamson. Ed ha aggiunto: "Non si possono separare i giovani dalla
tecnologia: fa parte del loro essere".

allora. ma porca madonna.

felici
di cosa? felici di che? frotte di giovani felici che saltellano su
prati color pastello con alle orecchie il loro inseparabile ipod, il
tutto chiaramente in compagnia dell'amata famiglia, che si sa, da
adolescenti si vorrebbe sempre con se'…

questi sono pazzi! pazzi!

ora,
razionalizzando e fermando per un secondo il fiume di bestemmie che sta
inondando il mio cervello, e' evidente anche a un tacchino che si
tratta delle solite minchiate studiate da quei volponi di mtv.
marketing, marketing suvvia… e che cazzo lo sanno tutti che se non ti
senti felice in un mondo felice ti passa un pochino la voglia di fare
shopping. basta vedere quanto ti trucidano i coglioni con le community
di poracci con quel maniacale sorriso in faccia…

pero' ecco, fa effetto lo stesso. saranno le bestemmie che premono insistentemente sul cervello..

sara'
che io di anni ne ho 26, deve essere per quello che non sono felice per
un cazzo. non rientro nel target dell'intervista, e' evidente.

vivere
in citta' schifosamente opprimenti, morte morte e sepolte, piene di
polvere che ti si appiccica alle vene. sentirsi circondati da una massa
di idioti che si vomitano addosso degrado, ordine,  legalita'..
passare le giornate in fabbriche universitarie o in catena di montaggio
di fronte a un computer.. tutto sapendo benissimo, sapendolo
perfettamente, che non c'e' nessun futuro per noi, nessuno. che il
nostro futuro e' morto a chernobyl quando eravamo ancora piccoli, e'
morto giorno dopo giorno nei disperati anni 80 e negli inquietanti
90..  e' morto di noia, o per un tumore, di eroina, cocaina..
sarcazzo di quante cose e' morto.

e il nostro sopravvivere, il
nostro cercare arti metallici, protesi.. il nostro disfattismo
incrollabile e la nostro cinismo affinato in anni e anni.. questo e' il
nostro essere felici. questo e' il nostro ottimismo. questa e' la
nostra identita'.

Nelle strade, nelle piazze, nei palazzi

i bambini, madri a casa, operai

tanti soldi, una casa, un lavoro

tutti pazzi, tutti pazzi, tutti pazzi!

Non e` questa la mia vita,

tutto questo non fa per me

Una guerra, una morte, grande corsa verso la morte

tutti felici, tutti contenti, state morendo

tutti pazzi, tutti pazzi, tutti morti.

(oh, sono i negazione.. via se non sapete neanche le basi..) 

Anti Mtv Day

Il 15 agosto a Bologna, la citta' piu' libera del mondo, ci sara' l'annuale Anti-Mtv Day.

Questo il sito.  http://www.donnabavosa.com/antimtvday

Questo e' il contenuto della sezione pippone
. Non metto il link perche' tanto so che siete pigri e quindi vi
incollo sotto il testo. Come ogni anno mi ritrovo ad apprezzarne la
lucidita' e la chiarezza. Spunti mai banali, interessanti e soprattutto
incoraggianti (lo so, sembra un paradosso data l'amarezza dei toni, ma
invece e' proprio cosi').

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POST- MTV

I will be here when they'll be dead and fucking gone. And I don't know what's cool anymore

Questo festival è nato 6 anni fa come prosecuzione naturale
dell'energia che la scena DIY Hardcore aveva espresso negli anni 90,
un'energia che tentava di convogliare la spinta distruttiva del Punk
verso la costruzione a piccoli passi di una nuova sottorealtà. Una Rete
di punti luminosi che nascevano autonomamente e che trovavano la
conferma della propria esistenza negli altri punti luminosi, fino a
creare una tessuto che si autososteneva e si rafforzava con il
moltiplicarsi dei suoi nodi, in Italia e successivamente fuori
dall'Italia.

Sotto questo lento processo di tessitura di una Rete ci sono idee e
visioni del mondo comuni, riguardanti l'approccio al sistema dei
consumi e dei bisogni indotti, la critica delle strutture gerarchiche,
il tentativo di resistenza quotidiana al sistema di produzione
forsennata basata sul lavoro, e non ultima la lotta alla mercificazione
della cultura. In quest'ottica, la vita quotidiana è politica. La
comunicazione è politica. I mezzi di comunicazione sono mezzi e non
fini, le forme di espressione sono forme e non materie.

E' passato quasi un decennio, e sotto i nostri occhi questa realtà è andata modificandosi.
Da un lato, la comunità si è allargata grazie alle immense possibilità che Internet ci ha messo a disposizione.
Dall'altro lato, i contenuti espressi da questa rete sono andati via
via sfumando e perdendo definizione, fino a scomparire, in alcuni casi.
Da un lato, la quantità delle voci è aumentata a dismisura in maniera democratica.
Dall'altro lato, la qualità e l'intensità dell'urlo si è affievolito in un brusìo generale. La folla.

L'Anti[MtvDay] è sempre stato un tentativo, riuscito o meno, di
ridefinire scopi e metodi, di alzare i toni, di cercare un paradosso
consapevole per mettere a fuoco la questione dei contenuti che una
scena indipendente DEVE per sua natura esprimere. Senza contenuti di
rottura non c'è scena indipendente. E poi LA domanda: indipendente da
cosa?

Nel 2007 Bologna già da tempo non è più centro culturale, né
mainstream, né underground. Nel 2007 MTV abbandona la città di Bologna
come sede del suo festival. L'Anti[MtvDay] perde così il suo divertente
aspetto provocatorio culminato l'anno scorso con l'accoglienza di
numerosi sfollati dall'Arena Parco Nord per colpa della pioggia inviata
dagli dei del metal, e catapultati in una realtà opposta, per molti
versi contraddittoria ma ai loro occhi assolutamente nuova.
Nel 2007 quello che chiamavamo "il popolo di MTV" adesso è una generazione intera.
Per un'analisi del "popolo di MTV" è ancora valido IL PIPPONE degli
anni scorsi, ma solo in parte. MTV in questi anni è infatti diventata
un rete televisiva generalista, nella quale il ruolo della musica è
andato via via diminuendo fino quasi a scomparire, fatta eccezione per
i suoi canali satellitari che non possono però essere definiti
influenti sulla mentalità di una generazione. MTV si riposiziona nel
settore di Rai e Mediaset. I suoi vecchi conduttori sono assunti da Rai
e Mediaset. Le sue nuove conduttrici sono veline. MTV è una rete come
le altre, dunque non ce ne frega un cazzo.
Per quanto riguarda noi e il nostro discorso, MTV non esiste più, e non
ci interessa più (a parte per deridere/insultare gente discutibile le
cui facce compaiono su quel canale) ma gli effetti della sua esistenza
sono presenti nella realtà e ormai assimilati.

Quello che resta è il Post-MTV, forse a tratti ancora più terrificante
dell'era di MTV stessa. Parliamo della nuova generazione di Myspace.
Parliamo del neonato consumismo del Punk HC DIY. Parliamo del mischione
impastato fra realtà DIY e situazioni "Wannabe Major", parliamo di
processioni per inerzia a quel convivio di ipocrisie chiamato Miami.
Parliamo della moltiplicazioni di gruppi alla ricerca di trampolini di
lancio verso il Nonsisacosa, o forse si sa cosa, è la vecchia volpe e
la vecchissima uva, è l'utilizzo dell'Underground come primo passo
verso l'Overground, è l'hype usa-e-getta, il tentativo di sentirsi
tutti artisti in nuce nell'epoca del precariato globale.
In tutto questo la Rete reale è scomparsa, sostituita dalla rete di
amichetti (il cui unico pensiero è grazie per l'add) ridisegnata dai
geni di Murdock. I contenuti sono andati in secondo piano. Si ascoltano
i gruppi su Myspace (non lo strumento tecnologico, di per sé utile e
comodo, è in discussione ma l'utilizzo sociale che se ne fa), massimo 3
pezzi da 3 minuti, compressi, senza testi, senza niente, senza un
oggetto in mano di cui nutrirsi per un mese. Non si divora, non si
digerisce, ci si limita a masticare e sputare, in alcuni casi a cagare.
Il valore dei gruppi spesso è intangibile. L'importante fase della
Gavetta è sparita. Ci sono dieci miliardi di gruppi e non si capisce
chi cazzo durerà più di una stagione, né chi sia in grado di forare, di
spanare, o rifilettare. Siamo tornati nelle tane paghi delle tastiere,
e la musica è tornata ad essere musica, ha perso la sua natura di mezzo
per raggiungere qualcos'altro, ha smesso di veicolare un idea e una
speranza. O magari no.
Rimangono, nella foschia della rete, cittadelle fortificate che ancora
tengono in vita la voglia di lottare, a volte con molta buona volontà
ma con linguaggi sbagliati o obsoleti, a volte con buoni sistemi
comunicativi ma poche forze per agire sulla realtà. Il resto si
ricombina, si smonta e si ridisegna come Meccano a velocità
impercettibile all'occhio e all'analisi, tentando invano di ricostruire
il fossato coi coccodrilli che dovrebbe dividere Underground da
Overground

Ma non è una catastrofe. E' solo guardare la battaglia dalla collina, ed essere ancora nano.

Quest'anno il titolo del Festival rimane lo stesso, ma il colpo di coda
è un altro. E' il tentativo estremo di un pesce che si dibatte fuori
dall'acqua. E' lo sforzo per un reload della linfa vitale di una
sottocultura. E' l'introduzione di una speranza di un cambiamento che
riattualizzi i contenuti, da sempre veicolati da questo sottobosco,
nella realtà degli anni 2010.
E' l'auspicio, un giorno, di poter riaprire la bara e trovarci qualcosa di nuovo.
Di ricette non ce ne sono, c'è solo la volontà di metterci tutti di
fronte ad un periodo di grossi mutamenti e alla necessità di non
perdere tutto e di non perdersi.
Vogliamo che la breccia continui e non si fermi. Chi ha nuove idee,
nuove forme, la forza di spaccare tutto, faccia un passo avanti nella
nebbia.

Alla fine è solo un Festival Punk HC, giunto alla sua sesta edizione.
Essici per vedere se e cosa vuol dire ancora Punk HC nel 2007. Essici
per tastare il polso di una situazione, per vedere ciò che succede, ciò
che non succede, ciò che potrebbe succedere.
Tutto si crea, tutto si distrugge, niente si trasforma. Ma l'energia si
può trasmettere attraverso lo spazio e attraverso il tempo.
Vado a togliere Also spracht Zarathustra dallo stereo. Non so se mi fa bene.

Foto estive e non

finalmente ho trovato un maledetto cavo per scaricare le foto. non ci voleva tanto, bastava comprarselo in effetti.

Springfield 16Springfield 10Springfield 9Springfield 3Springfield 2palco and runvideo wallzoeali'chiantighostmeosquatt

 

7 anni

il 24 giugno 2000 viene occupato il cecco rivolta.cecco

non ho ancora scritto niente sul fatto che il cecco ha compiuto 7 anni.
molte cose che ho dentro agli occhi e al cuore sono mie soltanto e della mia gente. non le scrivero' mai in un cazzo di blog.
pero' un piccolo tributo mi sento di darlo.
un sacco di cose sono successe in 7 anni. un sacco. alcune bellissime
che viene il crepacuore, altre cosi' brutte da lasciarmi ferite addosso
che non guariranno mai.
il cielo sopra al cecco non e' mai banale. non e' mai di un colore
sbiadito e stinto. e' sempre troppo acceso o troppo spento, ti fanno
male gli occhi a guardarlo. in entrambi i casi.
una catena, un cappio, un rifugio, un nido, una famiglia.
alibi, movente e pretesto.
posto in cui tornare, in cui tornare decisamente. fauci a cui sfuggire.
il cecco capisce tutto, il cecco spessissimo non capisce un cazzo.
le travi del tetto stanco, il pavimento in cotto mangiato, tutto un groviglio di nervi, sangue, ossa, cuore e cervello.
buon compleanno amici miei.