Entries Tagged 'Dinamismo punk' ↓

Hc local heroes

Era un po’ che cercavo un attimo di quiete per diffondere qualche notizia sull’insano mondo del hc fiorentino e dei suoi eroi.

Primo. E’ uscito il disco dei Carlos Dunga. Qualche tempo fa era uscito uno split con i Deep Throat e un 7′ molto vintage, ma adesso vengono accontentati anche quelli che come me hanno rotto la puntina del giradischi. Una coproduzione ovviamente DIY che non puo’ mancare nei vostri scaffali da collezionisti di punk moderno.
Questo il sito dei suddetti Carlos Dunga, qui invece potete ascoltarvi i pezzi direttamente.

 

Secondo. Gli Alfatec hanno fatto un pezzo dedicato a un certo posto occupato di nostra conoscenza. Sono piccole cose che ti fanno venire i brividi, piccole cose che conservi addosso e ti tieni da parte per i giorni di sconforto. Il pezzo si chiama The-boyz-are-back-in-town. Vecchi emersoniani ringraziano felici come bambini.

Racconti di un carnevale a Castello

Sabato scorso c’e’ stato il tanto atteso carnevale di Castello. Castello e’ il quartiere dove da 4 anni risiede il NextEmerson, un quartiere ai piedi delle colline fiorentine, circondato da ville medicee e campagne bellissime. E’ il luogo dove Collodi ha partorito Pinocchio, per dire, (ancora devo andare a vedere la casa della Fata turchina). Doveva essere bella Castello, quando ci viveva Collodi, anche adesso lo e’, intricata di borghetti e protetta dal parco delle colline. Peccato che da anni due loschi figuri, Mr Betoniera e Madama Speculazione, ne abbiano sfigurato gran parte del territorio, rodendo e consumando senza pietà ogni centimetro di suolo. Questi figuri hanno molti nomi: Ligresti, Giudici, Pontello, Baldassini e Tognozzi, nomi di Cooperative edili, di agenzie immobiliari e di ditte di costruzioni. Li ritroverete in grandi inchieste della magistratura, aperte ahime’ quando il danno ormai era gia’ stato fatto.

Sabato scorso il NextEmerson aveva chiamato a raccolta gli abitanti di Castello per un carnevale contro Madama Speculazione, appunto. Gli esiti di queste cose sono sempre incerti, oltre alla gran fatica che costa organizzare carri, maschere e tutta la logistica, devi fare un grande affidamento sulla gente, sperare che capiscano, che siano d’accordo, che escano di casa e vengano con te.

Al carnevale c’erano piu’ di duecento persone, un numero impressionante se si pensa a quanto e’ piccolo il quartiere e a quanto faceva freddo (troppe bestemmie nelle campagne toscane, dio non e’ dalla nostra parte, questo ormai lo si sa). Un nugolo di bambini mascherati (il piu’ meraviglioso era il panda, che ringhiava e cercava di spostare gli edifici), tanti genitori e nonni, tante famiglie migranti.

Il tutto e’ partito dal parcheggio della chiesa (il quartiere non ha una piazza, i vecchietti stanno seduti a chiaccherare sugli spartitraffico e i capannelli si formano in piedi sul marciapiede davanti al caccia e pesca) con animazioni e giochi collettivi (un Carnevale scatenato e un Mr Betoniera che sembrava Buster Keaton). Dopo un’oretta e’ partita la sfilata nelle vie del quartiere, in testa i carri, la banda e tre improvvisati tamburini apocalittici. C’erano gli angeli dell’ossigeno che distribuivano boccette d’aria pulita, la maga NoTav, la limousine di Mr Betoniera e Madama Speculazione, il carro da cui una betoniera vomitava grigi palazzi e casette a schiera, il carro dell’albero animato in lotta contro una ruspa..

Dopo poco la sfilata entra dentro la Cerdec, un’enorme area industriale abbandonata da anni, gia’ destinata a future nuove speculazioni e dove gli abitanti vorrebbero una piazza, un mercato, un giardino..

Di nuovo ansia: “gli abitanti non ci seguiranno fin dentro la Cerdec, se ne andranno, son venuti solo per il carnevale..”. E invece entrano quasi tutti, fanno foto, hanno i volti stupiti. In pochi hanno mai potuto vedere da dentro questa area che da sola occupa meta’ del quartiere, un’area che dovrebbe essere loro e non del solito palazzinaro.
C’era una grande dignita’ dentro a quei volti e faceva venire i brividi attraversare tutti insieme quei cancelli tenuti chiusi per anni.

Ah, poi c’eravamo noi, ovviamente. Con le nostre ansie e la nostra stanchezza (tre generatori rotti su tre, un gran freddo, un mese di preparativi faticosissimi), ma pieni di emozione e di soddisfazione.


Non dimentichero’ facilmente il signore che dopo aver fatto foto a tutti ci ha chiesto “ora pero’ che me la fate una foto insieme a voi?”, ne’ gli ospiti del Centro riabilitativo di Villa S.Luigi che hanno animato entusiasti la sfilata e alla fine ci sono venuti a ringraziare “per la bella giornata”.

A presto il video.

Freakangels

freak angelsFinalmente sono usciti i primi due volumi dell’edizione italiana di Freakangels.

Si tratta della versione cartacea del fumetto di Warren Ellis e Paul Duffield, che viene periodicamente pubblicato online qui.

Me li sono procacciati e mi sono divorata questi due lussuosi volumi (una carta lucida sbrilluccicante, dei colori abbaglianti e delle bellissime grafiche in stile). Non amo troppo i disegni di Paul Duffield, o meglio, rimango affascinata dai suoi paesaggi apocalittici e dalle sue macchine infernalmente steampunk, ma rimango spesso delusa dai personaggi goffi e incoerenti. I colori pero’, gia’ solo per quelli vale la pena, e le luci anche e il piacere di vedere scorrere fra le mie dita personaggi di varie sottoculture cosi’ poco spesso rappresentate su carta.

Poi c’e’ la storia. Una Londra affogata da una devastante apocalisse, una comunita’ che sopravvive, si riprende il quartiere di White Chapel e ne fa il proprio territorio: il quartier generale dei Freakangels. E le storie che ne seguono, mischiate a un po’ di fantasy e molto steampunk, sono storie di autogestione quotidiana. Di un futuro da ricostruire insieme pezzo per pezzo, con le mani impastate di morchia e un sacco di errori e tentativi sbagliati nel cuore.

I Freakangels “badano” alla propria comunita’ espiando la colpa di aver aiutato a far esplodere il mondo che conoscevamo. Si aggirano in un mondo che non conosciamo, ma che possiamo immaginarci, capovolgono la linea del tempo e la riscrivono. Costruiscono macchine a vapore, pannelli solari, giardini urbani estremi, si dividono i compiti e si rimboccano le maniche. Ragionano e ri-ragionano sulle responsabilita’ che stanno nelle mani di chi ha deciso di prendersi cura del proprio quotidiano e di quello della propria comunita’.

C’e’ un sacco di punk in questo steampunk. Ci sono botte e languidi tramonti, ci sono tanti dubbi e il coraggio di volerli affrontare. C’e’ l’impossibile reso reale, la necessita’ divenuta virtu’ e il futuro diventato adesso.

Mi piace un sacco, insomma, come non potrebbe?

Anticaglie

Ecco che vi propongo questa rarita’ trovata per caso nelle maglie della rete.

I paolino paperino band live alla Jungla occupata ( Firenze, 1992). I locals piu’ attenti credo riconosceranno anche quel capellone di due metri che si agita in mezzo al pubblico..

Apparte che nel 1992 avevo ancora 2 o 3 anni da starmene buona, la Jungla era comunque troppo lontana da casa mia, senza neanche un motorino proprio ero fuori dai giochi. Bene, un piccolo risarcimento per me, troppo poco.. ma che si deve fa’?

Ah! Per la cronaca.. la Jungla fu sgomberata armi in pugno da un manipolo di vigili urbani infoiati. Non belle scene. Peccato rimanga cosi’ poco di quei nervi sparsi..

Di steampunk vicini e lontani

E’ buffo conoscere qualcuno che abita dall’altra parte del mondo e accorgerti che le conclusioni a cui siete arrivati dopo tanti affanni e pensieri sono le stesse. Beh non proprio conclusioni, niente di definitivo. Pero’ occhi, cuore e nervi cigolano allo stesso modo ecco.
Ho conosciuto Margaret Killjoy in quel piccolo tour italiano che ha fatto all’inizio di questa estate. Il mio non inglese mi ha subito sigillato la bocca perche’ troppe cose avrei voluto chiedergli, di troppe avrei voluto parlare e il mio vocabolario inglese non aveva verbi, non aveva aggettivi.
La frustrazione di una conversazione inutile mi sembrava peggio della frustrazione di una non conversazione.
Beh, grazie a Reginazabo spesso le mie parole si sono trasformate in un inglese comprensibile, adesso pero’, con la calma portata dall’incedere dell’estate, metto due italiche parole in fila per dare voce a quelle che sono state finora impressioni pressoche’ mute. Continue reading →

La milano dei poveri

Never go to work

Meraviglia, meraviglia e ancora meraviglia..

http://www.youtube.com/watch?v=m3Kgj6EiZtw

Dresden dolls

 

dresden dolls

Mentre vagavo cercando le traduzioni dei testi dei Dresden dolls, ho scoperto che ‘sti bizzarri figuri mettono a disposizione liberamente la propria musica. Si puo’ scaricare tutto dal loro sito http://dresdendolls.com e al limite lasciargli un obolo (se si vuole). Mentre autistici agonizza, direi che questa e’ la piu’ bella scoperta della giornata.
Le traduzioni non le ho trovate (il mio inglese fa troppo troppo schifo), ma ogni volta che riascolto un loro pezzo mi ritorna una gran voglia di suonare. verranno tempi migliori anche per questo.

 

hackit a palermo

appena tornata in terra natia dopo l’hackit a Palermo.
ci mettero’ sicuramente un po’ a metabolizzare il tutto, al momento il mio corpo
e’ impegnato a combattere la febbre e il cedimento psico-fisico.
un hackmeeting impegnativo, sotto vari fronti, bellissimo, da ogni punto di vista.
ero partita da una firenze fredda e umida pensando al mare, alle granite e ai gelati, mi sono ritrovata in una palermo con un clima irlandese, immersa nell’acqua notte e giorno. l’ask e’ una chimera in un deserto periferico. un palazzo imperiale sequestrato a un capomafia, un posto incredibile e un’architettura inspiegabile.
abbiamo costruito impianti elettrici e idraulici, bagni e dighe anti-alluvione, credo di aver passato un buon 40% del tempo con un mocio in mano a strizzare acqua.
l’ingranaggio hackit ha funzionato di nuovo, quella magia per cui un tot di acari arrivano una settimana prima e lavorano come trottole finche’ non finiscono tutto quello che c’e’ da fare. l’essenza dell’autogestione e di tutto cio’ che mi fa sentire bene.
poi c’erano i palermitani. la sorpresa piu’ bella, occhi seri e sorrisi bellissimi, gli stessi nervi e battiti, energie e ansie. un’accurata delicatezza nell’accudire cibo e piante. e mentre ripercorro facce e parole mi riimmergo nella febbre cercando di riadattarmi alla vita normale.

Umorismo fiorentino

Era un sacco di tempo che passando davanti a questa scritta maledicevo di non avere dietro la macchina fotografica. alla fine ho trovato qualcuno meno pigro che e’ riuscito a immortalarla.

maddai!