hackit a palermo

appena tornata in terra natia dopo l’hackit a Palermo.
ci mettero’ sicuramente un po’ a metabolizzare il tutto, al momento il mio corpo
e’ impegnato a combattere la febbre e il cedimento psico-fisico.
un hackmeeting impegnativo, sotto vari fronti, bellissimo, da ogni punto di vista.
ero partita da una firenze fredda e umida pensando al mare, alle granite e ai gelati, mi sono ritrovata in una palermo con un clima irlandese, immersa nell’acqua notte e giorno. l’ask e’ una chimera in un deserto periferico. un palazzo imperiale sequestrato a un capomafia, un posto incredibile e un’architettura inspiegabile.
abbiamo costruito impianti elettrici e idraulici, bagni e dighe anti-alluvione, credo di aver passato un buon 40% del tempo con un mocio in mano a strizzare acqua.
l’ingranaggio hackit ha funzionato di nuovo, quella magia per cui un tot di acari arrivano una settimana prima e lavorano come trottole finche’ non finiscono tutto quello che c’e’ da fare. l’essenza dell’autogestione e di tutto cio’ che mi fa sentire bene.
poi c’erano i palermitani. la sorpresa piu’ bella, occhi seri e sorrisi bellissimi, gli stessi nervi e battiti, energie e ansie. un’accurata delicatezza nell’accudire cibo e piante. e mentre ripercorro facce e parole mi riimmergo nella febbre cercando di riadattarmi alla vita normale.