Anticaglie

Ecco che vi propongo questa rarita’ trovata per caso nelle maglie della rete.

I paolino paperino band live alla Jungla occupata ( Firenze, 1992). I locals piu’ attenti credo riconosceranno anche quel capellone di due metri che si agita in mezzo al pubblico..

Apparte che nel 1992 avevo ancora 2 o 3 anni da starmene buona, la Jungla era comunque troppo lontana da casa mia, senza neanche un motorino proprio ero fuori dai giochi. Bene, un piccolo risarcimento per me, troppo poco.. ma che si deve fa’?

Ah! Per la cronaca.. la Jungla fu sgomberata armi in pugno da un manipolo di vigili urbani infoiati. Non belle scene. Peccato rimanga cosi’ poco di quei nervi sparsi..

La polveriera di Nobel

Per un caso del destino una sera a cena mi parlano di un’enorme area abbandonata, poco lontano da Firenze (tra Signa e Carmignano). Mi fanno vedere delle foto davanti alle quali mi cade in terra la mascella e rimango come un’idiota per un venti minuti buoni. Questo posto e’ Laputa, e’ un post apocalisse anticipato, e’ il luogo dove inconsapevolmente ho ambientato il mio racconto rugginoso Licheni e dove evidentemente alloggiano i miei pensieri e il mio tatuaggio mancato.

http://foto.masternet.it/main.php?g2_itemId=10058

Capirete che mi sono subito lanciata in una frenetica ricerca sui come, i dove, i che cosa..
Ho trovato qualche risposta che mi ha aperto ulteriori voragini nel cervello, da cui credo nei prossimi mesi usciranno personaggi e racconti che aspettavano di essere risvegliati.

Il posto intanto ha un nome: Il pallottolificio dinamitificio Nobel. Una fabbrica di esplosivi costruita nel 1891 dalla ditta Sipe Nobel (quell’Alfred Nobel li’.. si).
Questa fabbrica ha delle dimensioni imponenti, parliamo di un’area che insieme al parco e la vicina stazione di Carmignano si aggira intorno ai 90 ettari.
La stazione di Carmignano e’ chiusa da una decina d’anni, in balia delle diatribe tra Trenitalia e Comune su un’improbabile “riqualificazione”. La polveriera invece ha fermato la produzione l’11 giugno del 1944 e da allora non ha mai piu’ riaperto. E c’e’ un motivo.

A quel tempo la polveriera era una delle piu’ importanti d’Italia, con tremila dipendenti, costituiva un nodo centrale per il rifornimento di esplosivo e munizioni all’esercito nazifascista. Dalla vicina stazione partivano i convogli che (data la posizione centrale) immagino andassero a rifornire un po’ tutte le truppe sparse per l’Italia.

All’1.10 della notte dell’11 giugno 1944 la polveriera salta in aria, per l’esplosione di 8 convogli pieni di tritolo fermi alla stazione.
Questo l’unico racconto decentemente dettagliato che sono riuscita a trovare finora:
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Mercì

Fa un certo effetto trovare a Parigi, affissa su un frigo, una foto della prima casa che hai occupato…

Di steampunk vicini e lontani

E’ buffo conoscere qualcuno che abita dall’altra parte del mondo e accorgerti che le conclusioni a cui siete arrivati dopo tanti affanni e pensieri sono le stesse. Beh non proprio conclusioni, niente di definitivo. Pero’ occhi, cuore e nervi cigolano allo stesso modo ecco.
Ho conosciuto Margaret Killjoy in quel piccolo tour italiano che ha fatto all’inizio di questa estate. Il mio non inglese mi ha subito sigillato la bocca perche’ troppe cose avrei voluto chiedergli, di troppe avrei voluto parlare e il mio vocabolario inglese non aveva verbi, non aveva aggettivi.
La frustrazione di una conversazione inutile mi sembrava peggio della frustrazione di una non conversazione.
Beh, grazie a Reginazabo spesso le mie parole si sono trasformate in un inglese comprensibile, adesso pero’, con la calma portata dall’incedere dell’estate, metto due italiche parole in fila per dare voce a quelle che sono state finora impressioni pressoche’ mute. Continue reading →

mondo cane

 

Mi rendo conto che ultimamente i post del mio blog si assomigliano un po’ tutti. Pero’ stasera c’e’ Mike Patton a Firenze e io mi sto facendo convincere a pagare dei soldi veri per vederlo. Vedremo, intanto andro’ ad origliare e chissa’ che succedera’. bei tempi quando era anche solo lontanamente pensabile sfondare..

Nel frattempo mi consolo guardando questi tristi quadratini di immagini in movimento..

La milano dei poveri

Never go to work

Meraviglia, meraviglia e ancora meraviglia..

http://www.youtube.com/watch?v=m3Kgj6EiZtw

il rogo della vanita’

rogo della vanita'E’ uscita la quarta autoproduzione Fenix: Il rogo della vanita’ di Alèssi Dell’Umbria. Un libro scritto sulle fumanti macerie dei roghi delle banlieues francesi.

Me lo sono immediatamente procaccciata, e ho scoperto che e’ proprio il libro che avrei voluto da tempo saper scrivere per raccontare in italia quello che scorre nelle vene delle periferie di francia. Ci sono altri testi che spiegano bene quello che succede, ma ancora non ne avevo trovato nessuno tradotto in italiano. Mi ero detta "traduci La France a peur di Laurent Bonelli, dai.." ma cristiddio sono piu’ di 400 pagine, e il mio francese e’ troppo lento. Avevo pensato di provare a sintetizzare io qualcosa, ma una vocina in testa mi continuava a far rimandare, convincendomi che in fondo, un libro cosi’ lo deve scrivere chi queste cose le ha vissute.

Ecco, insomma questo libro e’ arrivato. E ad eliminare una volta per tutte (se ce ne fosse bisogno) la stupida idea che l’erba del vicino e’ sempre piu’ verde e che solo l’editoria commerciale fa cose serie, ecco che questo libro e’ uscito no copyright e autoprodotto dalla torino squatter.

Troppi sorciologi e militanti parlano dei banlieusards alternando bile e bava, incerti tra il disprezzarli come feccia nichilista o osannarli come rivoluzionari del domani. Le banlieues a me continuano a
sembrare degli enormi cimiteri di elefanti dove ha trovato la morte il
mastodontico modello paternalista francese. Il modello di "integrazione", o peggio
di "inclusione", dove per essere qualcuno devi farti includere e
integrare, dove quest’integrazione e’ pero’ a senso unico e non c’e’
alcuno scambio ne’ ricchezza di vedute.

La
retorica francese chiama molto efficacemente le banlieues "quartieri
difficili" o "zone sensibili". Chi vive in questi ghetti e’ un
"soggetto da aiutare", da isolare o da integrare. L’unica identita’ che ti e’ concessa e quella di vittima, di animale marginale, prodotto di uno scarto. C’e’ chi prova ad aiutarti, cercando di dipingerti una faccia da normale, e chi vorrebbe solo che tu scomparissi senza lasciare traccia, smettendo cosi’ di ricordargli continuamente le impietose contraddizioni di questo meraviglioso mondo. Ma tu rimani qualcuno fintanto che rimani una vittima, finche’ rimani calato nel personaggio. Se non ti fai integrare sei il diverso tra i diversi, se accetti di farti integrare (come nel caso delle prime generazioni di immigrati) rimani comunque un diverso che arranca per farsi accettare dai normali. Non c’e’ via d’uscita nel non futuro predestinato. Quando ti accorgi di questo inizi a prendere fuoco, e’ la tua stessa vita a bruciare. Per questo le rivolte nelle banlieues possono essere solo cosi’ splendidamente nichiliste e disperate, con buona pace di chi le preferirebbe piu’ organizzate, piu’ comprensibili e piu’ indirizzabili.

Di questo e molto altro parla il libro. In un racconto preciso e credibile, con una compartecipazione dolorosa e lucida. A firenze lo trovate nella distro del NextEmerson, altrimenti seguite questo link.

Dresden dolls

 

dresden dolls

Mentre vagavo cercando le traduzioni dei testi dei Dresden dolls, ho scoperto che ‘sti bizzarri figuri mettono a disposizione liberamente la propria musica. Si puo’ scaricare tutto dal loro sito http://dresdendolls.com e al limite lasciargli un obolo (se si vuole). Mentre autistici agonizza, direi che questa e’ la piu’ bella scoperta della giornata.
Le traduzioni non le ho trovate (il mio inglese fa troppo troppo schifo), ma ogni volta che riascolto un loro pezzo mi ritorna una gran voglia di suonare. verranno tempi migliori anche per questo.

 

muri e frattaglie

qualche altra foto dai muri fiorentini…

babau a firenzepisafrattaglie