Un cpt che brucia

Il 22 giugno scorso il centro di permanenza temporanea di Vincennes, vicino a Parigi, e’ stato incendiato ed e’ andato completamente distrutto. Era il piu’ grande CRA (l’equivalente dei nostri CPT) di tutta la Francia. Una ventina di detenuti sono rimasti intossicati dal fumo. Riguardo al numero di evasi invece le autorita’ hanno rilasciato dichiarazioni confuse e contraddittorie. Si e’ parlato di un unico evaso, di dieci, di cinquanta. E’ evidente che in un centro che prevede 280 posti e ne contiene di fatto quasi sempre molti di piu’, non conviene a nessuno rendere pubblico un conteggio reale dei presenti.

 

La rivolta e l’incendio sono scoppiate dopo che il giorno prima era morto un uomo tunisino, ma e’ un anno intero che i detenuti del centro lottano contro la loro quotidiana tortura.

Qua sotto pubblico del materiale tratto dal sito della Rash Paris-banlieue. Ci ho messo diverso tempo a tradurlo, e’ piuttosto lungo, ma mi sembra interessante.

Qui invece ci sono dei link utili per saperne di piu’:

 le monde sull’incendio di Vincennes (fr)
MeltingPot sull’incendio (it)
Comunicato del 9me collectif (it) 
Rue89 (video etc. – fr)
 
Wikipedia sui CRA (fr) 
Un ripassino sui cpt italiani (wikipedia it)  

 

La rivolta continua!

(versione originale)

Meta’ dicembre 2007, una lotta e’ iniziata dentro il centro di
permanenza amministrativa (CRA)*1 di Mesnil-Amelot, vicino a Roissy:
scritte sulle magliette, lettere di lamentele, rifiuto di entrare nelle
stanze, sciopero della fame. Il 27 dicembre, per stroncare la lotta,
Abou, considerato dalla polizia come uno degli agitatori del movimento,
e’ stato trasferito al CRA di Vincennes. Lo stesso giorno, i detenuti
di Vincennes hanno intrapreso a loro volta uno sciopero della fame e
hanno rifiutato di rientrare nelle loro stanze. Nella notte tra il 28 e
il 29 dicembre 150 CRS *5 hanno fatto irruzione nel centro per
costringere, manu militari, i detenuti a raggiungere le proprie stanze.
Una repressione senza precedenti! Alcuni detenuti sono stati gravemente
feriti. In tre notti di seguito, i CRS hanno domato la rivolta. Da sei
mesi, non una settimana e’ passata senza che i detenuti rifiutassero di
mangiare, di entrare nelle proprie stanze, senza che strappassero i
propri documenti e solidarizzassero contro le violenze della polizia.
Di fronte all’arbitrarieta’ e alla repressione, i detenuti hanno scelto
la rivolta. Le rivendicazioni sono chiare: lo scopo non e’ quello di
migliorare le condizioni di detenzione, ma di lottare contro le
espulsioni e per la chiusura dei centri di detenzione.

Il centro di permanenza di Vincennes..
Il centro di permanenza amministrativa di Vincennes conta 240 posti.
Molto spesso in sovrannumero, e’ il piu’ grande centro della Francia.
Nel 2007 piu’ di 5mila persone ci sono passate! Ogni giorno ne arrivano
circa dieci. Il centro e’ diviso in due edifici, il CRA1 e il CRA2, che
non comunicano fra loro. Un muretto li separa. Durante le rivolte i
detenuti lo scalano per parlarsi. A seconda del livello di tensione gli
sbirri spostano gli "agitatori" nell’uno o l’altro edificio. Le cabine
telefoniche, spesso sorvegliate, sono per alcuni il solo mezzo di
comunicare con l’esterno. I telefoni cellulari con fotocamera sono
confiscati all’ingresso. Le penne e gli accendini sono vietati. I
detenuti sono contati almeno una volta al giorno. Gli sbirri e la
direzione mantengono la pressione chiamando la gente all’altoparlante a
qualsiasi ora del giorno o della notte. Ogni detenuto e’ munito di un
documento con nome, nazionalita’ supposta e foto. Questo documento deve
essere presentato agli sbirri ad ogni passo: per andare in refettorio,
per vedere un medico, per prendere un appuntamento alla Cimade
(servizio ecumenico che si consacra all’accompagnamento degli stranieri
in via d’espulsione)… Il centro e’ sovraffollato. All’inizio del mese
di dicembre 2007 si potevano contare fino a 50 arrivi al giorno!

Le retate
Le prefetture organizzano delle retate di massa con il pretesto della
lotta al lavoro nero, la ricerca di stupefacenti, la prostituzione
organizzata… Il procuratore delimita un territorio e ordina il
controllo d’identita’ in tutti i luoghi pubblici: strade, bar,
barbieri, negozi di spezie, metropolitana… La caccia e’ aperta. Le
persone senza permesso di soggiorno restano 48 ore in stato di fermo
prima che gli venga notificato, dal giudice delle Liberta’ e della
Detenzione (JLD), un arresto prefettizio di ricondotta alla frontiera
(APRF). Queste persone sono mantenute in "detenzione amministrativa"
per la durata di quindici giorni, in attesa della loro espulsione. I
consolati del paese d’origine (o supposto tale) delle persone dette
"sans-papier" devono rilasciare un lasciapassare per permettergli di
superare la frontiera. Se durante i 15 giorni nessun lasciapassare e’
stato rilasciato, la persona ricompare davanti al giudice che decide o
no di mantenere la detenzione per altri 15 giorni. Al termine dei 32
giorni di detenzione, se la persona non e’ stata riconosciuta da alcun
consolato, viene rimessa in liberta’ e deve lasciare il territorio
francese con i propri mezzi, in 8 giorni. Fino alla prossima retata, al
prossimo controllo.. Durante la detenzione, la maggiorparte perde il
lavoro e la casa. Senza contare il trauma subito. I detenuti sono
rinchiusi, sequestrati, a volte in completo isolamento, vittime di
insulti razzisti, notriti con una sbobba immangiabile. La sensazione di
essere trattati come la merda li porta a mutilarsi per farsi ascoltare.

La mobilitazione all’esterno
Niente puo’ trasparire da questi luoghi di privazione della liberta’.
Manifestazioni formali o informali vengono regolarmente organizzate
davanti al centro. Un contatto permanente deve essere mantenuto con i
detenuti. Le testimonianze vengono pubblicate. La mobilitazione arriva
fino all’aereoporto per impedire una espulsione rivolgendosi ai
passeggeri o facendo pressione sulle compagnie che collaborano. Vengono
pubblicate delle brochure per lottare contro le espulsioni.

Liberta’ di circolazione!
I progetti di legge volti a "umanizzare" le condizioni di reclusione o
a "regolare" i flussi migratori non sono che una pietra in piu’
nell’edificio della loro societa’ repressiva. I politici arrivati fin
qui non fanno che alimentare le idee nauseabonde vicine alle ideologie
nazionaliste. Che siano portate avanti da governi di sinistra o di
destra, l’obiettivo e’ quello di approfittare di una manodopera
sfruttabile gratuitamente. Ci convinceremo che il loro scopo non sia
quello di asservirci solo quando sara’ dichiarata la liberta’ di
circolazione e di insediamento per tutti.

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Giugno 2008: sei mesi di lotta nel centro di permanenza di Vincennes!

[nb – quando si parla di CRA1 e CRA2 si intendono i due edifici che compongono il centro di permanenza di Vincennes. ]

L’incendio del centro di permanenza di Vincennes di domenica 22 giugno segna il punto di arrivo di una lotta iniziata nel novembre 2007.

Dall’altra parte dei muri, la voce dei senza-voce. Parole di sans-papier presi nelle retate.

Domenica 13 gennaio 2008
Sabato due persone sono state trasferite al CRA *1 di Vincennes. Si sono sentite male, sono intervenuti i soccorsi. Quando i detenuti hanno chiesto notizie, il direttore non ha voluto rispondere. Un detenuto racconta quella che puo’ assomigliare a una giornata tipo nel centro di detenzione: "Ogni mattina ci perquisiscono. Scendiamo nel refettorio verso le nove. Spesso il caffe’ e’ freddo. Quando lo segnaliamo i poliziotti rispondono non sono qua per prendersi cura di noi, devono solo sorvegliarci. Oggi a mezzogiorno ci hanno portato fagioli bianchi scaduti dal 5 gennaio. Quando l’abbiamo detto ci hanno di nuovo risposto che loro non sono qua per controllare le date, che non ne vogliono sapere niente. Siamo andati a far vedere alla Cimade *2 le vaschette scadute, gli abbiamo chiesto di testimoniare. Quando ci riposiamo i poliziotti vengono a perquisire le camere. La notte stanno nei corridoi. Se dobbiamo andare in bagno ci seguono e lasciano la porta aperta. Per disturbarci il sonno fanno suonare l’allarme tra mezzanotte e l’una, non si puo’ staccarlo. Bisogna essere tutti d’accordo per rilanciare la lotta."

martedi’ 15 gennaio 2008
"Sono stanco. Non abbiamo nessuna comunicazione con l’esterno. Da qui non esce niente. Non c’e’ acqua calda nelle docce. Lo scaldabagno non basta per tutti. Non possiamo lavare le nostre cose. In alcune camere non c’e’ riscaldamento, ma il direttore se ne fotte. Siamo 250 *3 nel centro. Siamo scoraggiati. La polizia porta la stampa dove sono stati fatti dei lavori, per mostrare ai francesi alla televisione, alla radio, che tutto va bene, che siamo calmi, tranquilli e che si occupano bene di noi. Il nostro movimento non ha avuto conseguenze. Facciamo riunioni tra i due edifici *4: una persona va alla rete per raccontare agli altri cosa succede nell’altro edificio, e viceversa.
Quelli della Cimade non vogliono salire nelle camere per rendersi conto della situazione e dei nostri problemi. I loro ricorsi non cambiano niente. Molti sbirri sono contro di me perche’ ho provato a organizzare delle cose."

mercoledi’ 16 gennaio 2008
"Abbiamo fatto una riunione. Abbiamo discusso per rilanciare il movimento. Molti non ne hanno la forza. Alcuni sono venuti da noi per chiederci degli avvocati. Non dobbiamo arrenderci. Ci sono quaranta persone per le quali le ambasciate non hanno rilasciato il lasciapassare. Dovranno rimanere ancora 32 giorni dentro il centro! Protestiamo contro questa cosa. Se non abbiamo risposta entro venerdi’ riprenderemo la mobilitazione. Ieri hanno portato due ragazzi. Non c’erano piu’ posti, ne’ camere, ne’ materassi. Hanno dovuto dormire per terra, nel corridoio. Il centro e’ pieno, ma continuano a portare persone. Mandano quelli nuovi dicendogli: "vai dai tuoi colleghi! Ti troveranno un posto!" Se protestiamo ci dicono: "veniamo domani". Non ho dormito. Sto male. Sono stato dal medico. Mi ha dato un farmaco per dormire. Quando uno sbirro cerca un tipo lo chiama all’altoparlante invece di spostarsi. Ogni mattina l’altoparlante ci sveglia. Stamattina ci hanno svegliato alle cinque."

Giovedi’ 17 gennaio 2008
Mezzanotte. "La polizia e’ venuta da me per dirmi che domattina, alle sette, mi porteranno davanti a un giudice. Quale giudice? Sono qui da ventotto giorni e non ho nessun giudice da vedere. Vogliono rimpatriarmi senza dirmi niente. Ne sono sicuro. Non hanno neanche messo il mio nome sul tabellone delle partenze."
Sei del mattino. "Sono a Roissy. Sono venuti a cercarmi alle cinque stamattina. Mi hanno mentito sulla destinazione e sull’ora." Rifiutera’ di imbarcarsi e sara’ messo in stato di fermo. Comparizione immediata l’indomani. Il suo avvocato ha sollevato un cavillo e il processo e’ stato rinviato. Finalmente liberato sotto controllo giudiziario in attesa della prossima udienza, rischia tre mesi di carcere e tre anni di interdizione dal territorio.

Martedi’ 22 gennaio 2008
"Durante la grande manifestazione di sabato la polizia filma quelli che stanno alla rete. Ho tirato fuori un lenzuolo, l’abbiamo legato alla rete. I CRS *5 sono entrati all’interno del centro. Hanno perquisito le camere, poi ci hanno obbligato a rientrare. C’e’ un Tunisino che rifiuta di mangiare. Il medico gli ha detto che non lo curera’ finche’ rifiutera’ di mangiare. Non dormiamo, siamo continuamente svegliati dall’altoparlante. Chiamano per l’appello, le visite, le espulsioni, quando dobbiamo comparire davanti al giudice, etc. Non smettono mai."

Mercoledi’ 23 gennaio 2008
"Ieri sera a mezzanotte abbiamo rifiutato di essere contati e di rientrare nelle camere. Abbiamo provato a dormire fuori. Tutti gridavano "liberta’". Abbiamo tentato di parlare con il capo della polizia, ma ha chiamato i CRS. La polizia gridava: "Sgomberate! Non vi vogliamo qui!" Ci hanno detto: "Se non rientrate vi facciamo rientrare con la forza". Ci hanno spinto con i caschi. Ci controllano tutto il tempo con le videocamere. Ci controllano giorno e notte. Bisogna fare delle manifestazioni all’esterno. Ci fa bene. Usciamo. Gridiamo. Stasera dei tipi hanno dato fuoco alla loro camera bruciando della carta. I pompieri sono intervenuti per spengere il fuoco. La polizia non ha arrestato nessuno."

Giovedi’ 24 gennaio 2008
"Oggi abbiamo rifiutato di mangiare. Abbiamo gettato il cibo per terra, nel refettorio. La polizia riprende quelli che si rivoltano. Li separa e li mette nell’altro edificio. Sono venuti a cercare due persone. Tra cui un Tunisino che non mangia da piu’ di dieci giorni. Ha perso nove chili. Li hanno rimpatriati in Algeria e domani rimpatrieranno dei Cinesi. La sera scrivono su un tabellone il nome, la destinazione, l’orario della partenza e l’aereoporto degli espulsi dell’indomani. Succede che della gente sia espulsa senza che il proprio nome sia scritto sul tabellone. E’ il caso spesso di chi fomenta il casino. Ieri sera hanno chiuso le cabine telefoniche a mezzanotte, dopo l’agitazione. Le hanno riaperte solo stamattina."

Sabato 26 gennaio 2008
Mezzogiorno. "Un primo incendio ha preso nei bagni. Poi sono bruciate due camere. Abbiamo rifiutato di mangiare. Abbiamo impedito l’accesso al refettorio bloccando le porte. La polizia ci ha chiesto di lasciar passare chi voleva mangiare. Hanno finito per sgomberarci. Ma solo una piccola minoranza e’ andata a mangiare."
15.00, durante l’assembramento. "La polizia blocca l’accesso alla passarella da cui ci possiamo vedere. Ma possiamo sentirci."

Mercoledi’ 30 gennaio 2008
"Lunedi’ ci sono stati tre tentati suicidi. Ma non nel nostro edificio. Ne abbiamo sentito parlare e basta. Invece martedi’ sera c’e’ stato un tentato suicidio nel nostro edificio. Ha provato a impiccarsi con la cintura. Sono arrivati un sacco di nuovi arrivati, Indiani, Africani."

Giovedi’ 31 gennaio 2008
"Oggi due persone sono state espulse. Una e’ stata liberata. Non succede niente, nessuno si muove. Mangiamo, dormiamo. Ciascuna comunita’ sta nel suo, discutono tra loro senza mischiarsi. Quando compariamo davanti al Giudice delle Liberta’, a Cité, un primo gruppo parte alle sette del mattino, poi un secondo alle dieci. Sai l’ora in cui devi partire per il tribunale solo all’alba. Quando arrivi al centro ti danno una tessera con un numero, la tua foto, il tuo nome e cognome e la tua nazionalita’. Per mangiare devi andare allo sportello e presentare la tessera in modo che ti diano un ticket. Per andare alla Cimade vai allo sportello e gli dai la tua tessera. Poi quando e’ il tuo turno di passare ti chiamano con l’altoparlante. Se c’e’ troppa gente ti danno un altro appuntamento, piu’ tardi. Quando hai bisogno di vedere un medico vai allo sportello con la tua tessera. Poi, ancora, ti chiamano con l’altoparlante quando arriva il tuo turno. Il medico c’e’ la mattina, l’infermiera la sera. Sono andato dall’infermiera una volta. Mi ha dato dei calmanti e ho preso un appuntamento con il medico per il giorno dopo. Con l’altoparlante ti chiamano anche per comparire davanti al giudice o davanti al console dell’ambasciata."

Lunedi’ 4 febbraio
"Sabato, durante la manifestazione, abbiamo gridato "liberta’, liberta’". Ieri una quindicina di persone ha strappato le tessere e le ha gettate in corridoio. La polizia ci insulta. Uno sbirro mi ha detto qualcosa, non ho capito bene, ma ho capito che era un insulto. Gli ho chiesto di ripetere. Se ne e’ andato. I rasoi che ci danno, non so cos’hanno, ma a volte mi chiedo se siano usati. Tutti quelli che li usano hanno delle pustole."

Martedi’ 5 febbraio
CRA 2. "Non c’e’ mai il riscaldamento. La sera nelle camere fa freddo. Sono undici giorni che sono qui. E’ la prima volta che mi trovo in un centro di permanenza. E’ una prigione, questo rende la gente depressa. Non mi alimento da quando sono arrivato. Ieri sera gli sbirri hanno spento la tv. Un ragazzo gli ha chiesto di riaccenderla. La poliziotta gli ha risposto: "vai a farti fottere!" Lui gli e’ saltato addosso. Si sono picchiati. L’hanno messo in isolamento. Abbiamo manifestato per venti minuti perche’ uscisse. Oggi e’ stato liberato. Ci sono state tre espulsioni e cinque liberazioni. Scrivono su un tabellone i nomi di quelli che saranno espulsi. Quanto alle liberazioni, si sanno perche’ chiamano all’altoparlante quelli che saranno liberati. Mi hanno sequestrato il cellulare perche’ aveva una fotocamera. Non abbiamo il diritto di avere penne ne’ carta.

CRA 1. "Domenica abbiamo rifiutato di mangiare a pranzo e a cena. Il cibo era scaduto. Abbiamo deciso di scrivere una lettera al direttore. Mentre la scrivevamo un poliziotto e’ passato nel corridoio per chiederci cosa facevamo. Ha aggiunto altre cose. Un tipo gli ha risposto: "chiudi il becco!" E’ tornato con cinque colleghi. Hanno voluto prenderlo per recuperare la lettera. Abbiamo rifiutato. Abbiamo detto che non aveva fatto niente, che scriveva solo una lettera. Abbiamo manifestato perche’ lo lasciassero. Allora una quarantina di poliziotti del centro ci hanno sgomberato e ci hanno picchiato. Un uomo ha un dito rotto. Ha un referto medico. Ha sporto denuncia contro il poliziotto alla Cimade. Stasera abbiamo fatto una riunione tutti insieme."

Giovedi’ 7 febbraio 2008
"Sono stato dal medico. Ho un problema agli occhi. Non hanno medicine. Sono quattro giorni che aspetto. Ho parlato al direttore riguardo alla lettera. Mi ha detto di averla mandata via fax al prefetto. Ma non ci sono ancora risultati. Ci ha dato delle spiegazioni per il cibo scaduto. Delle persone sono state liberate. Ne arrivano di nuove. Non posso parlargli della lotta subito. Devo spiegargli come funziona il centro. Devono prima trovare una camera dove dormire e regolare i loro affari con l’ambasciata. E’ difficile convincerli. Ho parlato al direttore del problema delle sigarette. Non abbiamo diritto agli accendini. Ma non ho ancora avuto risposta. Ieri gli agenti hanno spaccato la faccia a un signore. Non so cosa e’ successo, non me lo lasciano vedere. L’hanno messo in una camera chiusa. So solo che aveva male a un piede. Vi devo lasciare."

Sabato 9 febbraio 2008
Ci chiamano durante il presidio davanti al centro di detenzione.

CRA 2. "Siamo usciti e vi abbiamo visto. Ci siamo messi tutti alla rete, abbiamo gridato "liberta’". Ho l’impressione che in Francia tutto stia diventando "blu". I poliziotti erano piu’ di voi manifestanti."

Domenica 10 febbraio 2008
"Oggi a pranzo abbiamo rifiutato di mangiare. La data di scadenza del cibo era scaduta. I nostri parenti non potevano portarci da mangiare nel centro. I poliziotti dicono che e’ vietato. E’ scritto nel regolamento. Dobbiamo anche comprare le sigarette dentro il centro. Non possiamo portarle da fuori. C’e’ un distributore di caffe’, di bibite e di altre cazzate da sgranocchiare. Ci spendiamo un bel po’ di soldi, qui."

Martedi’ 12 febbraio 2008
In piena notte, 01.25, riceviamo una chiamata da uno dei nostri contatti.

"Tutto e’ cominciato verso le 23.30. Eravamo nella sala della televisione. La polizia ha spento la tv senza spiegazioni. Abbiamo chiesto che la riaccendessero. Non hanno voluto. I toni sono cresciuti molto velocemente. Volevano mettere una persona in isolamento. Abbiamo impedito alla polizia di prenderla. Ci hanno detto di salire nelle camere per la conta, abbiamo rifiutato. Allora sono tornati piu’ numerosi. Erano piu’ di cinquanta. C’erano CRS e poliziotti. Ci hanno separato in due gruppi, poi ci hanno picchiato sulle scale, nel corridoio e nelle camere. Ci sono 5 feriti, di cui due abbastanza gravi. Uno sembra avere un braccio rotto, l’altro il naso. Quello che ha il naso rotto e’ stato picchiato nella sua camera. E’ arrivata l’infermiera, ha detto che non poteva fare niente e che doveva chiamare l’ambulanza. Sono arrivati. Hanno portato via 5 o 6 persone. Alcuni sono all’ospedale, altri sono in isolamento, non ne sappiamo molto."

ore 11.00. "Tra le 03.30 e le 04.00 sono venuti a perquisirci. Ci hanno fatto uscire tutti. Alcuni non hanno avuto il tempo di vestirsi. Abbiamo aspettato una mezzora al freddo. Durante questo tempo hanno perquisito le camere. Poi ci hanno perquisito dieci alla volta. Quando siamo tornati nelle camere abbiamo trovato un Corano strappato e calpestato, dei caricabatterie distrutti, i fili rotti. Erano spariti dei telefoni." Il nostro corrispondente e’ stato liberato quel giorno, con altre 17 persone, per lasciare il posto a residenti rastrellati nella residenza di Terres-au-Curé. *6

Mercoledi’ 13 febbraio 2008
"Oggi la "polizia delle polizie" (IGS) *7 e’ venuta al centro. Abbiamo testimoniato contro i poliziotti che hanno picchiato i ragazzi e abbiamo raccontato l’episodio del Corano strappato. Adesso aspettiamo di vedere cosa succede. Quattro persone sono sempre in isolamento. Le hanno prese quando ci sono state le violenze. Non le possiamo vedere. Non gli possiamo parlare."

Lunedi’ 18 febbraio 2008
"Niente di nuovo. E’ tutto calmo. Due persone oggi sono state liberate. C’e’ della gente che dorme per terra. I CRS non vengono piu’ per la conta. Ci sono solo i poliziotti. Rimangono solo tre dei vecchi che hanno partecipato a quasi tutta la mobilitazione. Gli altri, per la maggiorparte, sono stati liberati. E’ difficile parlare con i nuovi. Sono depressi. Escono dal fermo. Hanno paura. Nell’altro edificio la gente muore di freddo. Non c’e’ piu’ riscaldamento."

Mercoledi’ 20 febbraio
"Ieri sera abbiamo fatto una riunione, e’ durata molto. Abbiamo parlato dello sciopero della fame. Stamattina abbiamo parlato con i Malesi perche’ bisogna essere tutti solidali. Proviamo a organizzare le cose. Ci siamo messi d’accordo su quattro giorni di sciopero. Poi abbiamo scritto una lettera alla Cimade. La mia camera e’ diventata un ufficio, tutti vengono a firmare la lettera. Proviamo a contattare la gente dell’altro centro perche’ ci seguano."

Giovedi’ 21 febbraio 2008
Mattina. "Stanotte hanno strappato la mia tessera. La mia camera e’ diventata un ufficio. La gente viene per firmare il testo o per un consiglio, un’informazione. Avevo incollato la mia tessera sulla porta con della marmellata perche’ la gente sapesse che ero qui. La mattina l’ho trovata in terra, strappata. Non sono ben voluto. Un poliziotto mi ha spinto per le scale. Gli ho detto di scusarsi. Mi hanno messo in isolamento."
Pomeriggio. "Abbiamo interrotto lo sciopero. La polizia e’ venuta a parlare alla gente. Una trentina di persone e’ andata a mangiare, questo ha fiaccato il morale degli altri."

Sabato 23 febbraio
"Ci siamo mobilitati perche’ un uomo ha superato i 32 giorni e non lo liberano. Siamo passati da tutte le camere per spiegare la situazione. Siamo tutti scesi nell’ingresso. Abbiamo picchiato sui tabelloni, abbiamo gridato "liberta’". Il direttore del centro ha chiesto perche’ stavamo facendo questo. Gli abbiamo spiegato la situazione. Ha detto che andava a telefonare alla prefettura. Un’ora dopo e’ risceso e ha detto al tipo: "Puoi andare a prendere le tue cose, sei libero."

Lunedi’ 25 febbraio 2008
"Diversi senatori sono venuti al centro. C’era anche François Hollande. Abbiamo parlato con lui."

Martedi’ 26 febbraio 2008
Lettera dei detenuti del CRA 2 al direttore del centro di detenzione di Vincennes, dettata al telefono.
"Signor direttore del centro,
La Francia e’ sempre stata un paese di accoglienza e sempre lo restera’. Ha pagato troppo caro per difendere i diritti dell’Uomo e della liberta’. Ecco l’argomento della nostra domanda, Signor Direttore del centro. Noi siamo tutti lavoratori e partecipiamo all’arricchimento del nostro secondo paese, la Francia. Abbiamo tutti la volonta’ di integrarci nel suo sistema economico e sociale, perche’ i nostri legami con la Francia sono enormi.
Quindi con questa lettera chiediamo la liberta’ per poter trattare i nostri problemi esterni con serieta’, per chiedere la nostra regolarizzazione e il trattamento attento e umano dei nostri casi. In conclusione vi informiamo che le condizioni sono dure. Il cibo e’ immangiabile e quasi scaduto. C’e’ un solo farmaco per ogni malattia, il Diantalvic. Contiamo molto sulla vostra umanita’, signor presidente. In attesa di una vostra risposta positiva vogliate accettare, signore, i nostri piu’ distinti saluti. Grazie. I detenuti del centro."

Mercoledi’ 27 febbraio 2008
CRA 1. "Oggi dei Malesi sono stati espulsi dal CRA 1. Sono venuti a scrivere sul tabellone che domani ci saranno dodici espulsioni verso il Mali, l’Algeria e la Turchia. Ieri siamo stati 18 ad essere convocati davanti al console. Ci hanno portato fino al centro di detenzione di Masnil-Amelot, dove si trovava gia’ il console. Per il momento non ci hanno detto niente. Aspetto di vedere cosa mi succedera’. Sono al mio quindicesimo giorno di detenzione. Compaio venerdi’ o sabato davanti al giudice."
CRA 2. "Siamo tutti depressi. Sono quattro giorni che siamo in sciopero della fame. Ieri abbiamo parlato con il direttore. Vogliamo essere liberati o espulsi, ma non vogliamo piu’ essere prigionieri. Ha ricevuto la nostra lettera di lamentele e l’ha trasmessa al prefetto. Ci sono molte espulsioni ogni giorno. Non avremo i documenti, ma abbiamo dei diritti. In infermeria per qualunque malattia ci danno sempre lo stesso farmaco, il Diantalvic. La polizia e’ ovunque. A mezzanotte ci contano. Bussano alle porte. Entrano. Perquisiscono le camere. Se ne fottono di capire se la gente dorme."

Venerdi’ 14 marzo 2008
CRA 2. Una persona del nucleo di Terres-au-Curé e’ stata liberata ieri. CI ha chiamato per darci il numero di uno dei suoi compagni. Raccogliamo diverse testimonianze, di cui due in sciopero della fame. "Un cane non lo trattano cosi’. Anche noi abbiamo il diritto di vivere sulla terra. Non ci rispettano. Mi sono incasinato a parlare con uno sbirro che non gliene fotteva niente, ma un uomo tra di noi e’ gravemente malato. Ha una polmonite dal 2003. E’ venuto in Francia per vedere un medico. L’hanno arrestato il 20 febbraio. Abbiamo il certificato medico che attesta che e’ malato, ma se ne sbattono. Il medico del centro gli ha dato solo del Paracetamolo. L’uomo non riesce a respirare e loro non lo vogliono curare."
Ci passa un detenuto che sta accanto alla persona in sciopero della fame. "Fa lo sciopero della fame da nove giorni. Lo forziamo a bere dell’acqua zuccherata, la sua pressione scende, ma l’infermiera se ne infischia. Ha 56 anni. Il cibo e’ immangiabile. Ci danno delle vaschette che scadono il giorno dopo. E’ sporco, mi sono beccato i funghi, gli asciugamani vengono cambiati solo una volta a settimana e i lenzuoli vengono dati una sola volta, all’arrivo. Ci mettono sotto pressione: entrano nelle camere in piena notte, dobbiamo accendere le sigarette fuori."

Domenica 16 marzo 2008
CRA 2. Una persona di Terres-au-Curé ci conferma che le ultime persone della residenza sono state liberate alla fine dei 32 giorni di detenzione.
"Sono malato. Ho lavorato tre anni e mezzo nell’edilizia. Da allora mi fa male la schiena. L’infermiera misura solo la pressione. Non da’ niente di niente. Il cibo, qualunque cosa! Ci ridanno della roba scaduta. Venerdi’ abbiamo tutti strappato la nostra tessera. Ne abbiamo avuto notizia il giorno dopo. Il direttore ha detto che non avremo cibo, ne’ visite, ne’ medicine se non accettiamo la tessera. Una cinquantina di persone sabato non hanno mangiato. Sono stato arrestato due volte. Una alla questura di Chartes quando sono andato a fare la domanda di regolarizzazione. E una seconda volta all’uscita della metro Jules Joffrin. Ci contano tre volte al giorno. Succede che ci sono anche cinque persone per camera invece di tre."
"Venerdi’ sera due persone fumavano nel corridoio. Sono passati due sbirri e gli hanno detto di uscire. Hanno accettato. Una sbirra ha strappato violentemente la sigaretta dalle mani di uno dei due. Il detenuto l’ha spinta. L’altro sbirro gli tirato un destro in faccia. Questa guardia e’ particolarmente rabbiosa. Passa sempre per creare problemi. Il direttore ci ha detto che da questo fine settimana non tornera’ piu’. Hanno dovuto vedere un video il cui lei ha voluto che il tipo si spengesse la cicca sulla mano. Venerdi’ abbiamo strappato tutti le nostre tessere. Le abbiamo messe in un sacchetto e le abbiamo buttate nell’ingresso. Subito dopo hanno messo due persone in isolamento. Li hanno presi a caso tra quelli che parlano bene il francese, accusati di essere degli agitatori. Mi hanno detto che sono un agitatore perche’ parlo con loro a nome di tutti (…). L’altro giorno ci hanno raggruppato tutti in refettorio per contarci. C’erano molti sbirri e dei cani. Ci avevano detto che cercavano qualcuno che era fuggito. Ma non hanno detto niente. Siccome ho i capelli lunghi mi prendono per il culo. Quando gli ho detto che il tipo che cercavano non era qua, mi hanno risposto: "Stia zitto e ci faccia vedere i documenti!" Qua alcuni sbirri sono rabbiosi. Non so se sono fasci, ma sono veramente rabbiosi contro gli immigrati. E’ impossibile dormire. La notte sbattono le porte. Sentiamo i cani della cinofila abbaiare dalle quattro del mattino. Stanno accanto al CRA1. La’ non dormiranno tutta la notte! La mattina ci sveglia l’altoparlante. Nelle camere c’e’ un odore incredibile. Nei cessi possiamo beccarci qualunque malattia. Dovreste vedere le docce, i corridoi, il refettorio, non credereste ai vostri occhi. E’ come un carcere."

Mercoledi’ 9 aprile 2008
Lo sciopero della fame e’ finito nelle due sezioni. Alcuni gruppi mangiano. La gente non ne puo’ piu’. Ciascuno prepara la propria udienza o la partenza, non e’ piu’ una cosa collettiva. E’ tutto finito e non abbiamo cocluso niente. Dobbiamo pensare la lotta diversamente. La gente e gli sbirri se ne sbattono dello sciopero della fame. Se ne sbattono dei sans-papier. Se ne sbattono se scioperiamo. La gente si ingoia lamette di rasoio ogni giorno e non si sente parlare di loro. Le piccole cose che abbiamo fatto non valgono la candela. Dobbiamo fare davvero casino per metterli veramente sotto pressione. Quando sono stato fuori lavoravo. Andavo a bere dopo il lavoro, uscivo con gli amici. Me ne sbattevo del resto. Quando aprivo un giornale mi interessavo solo ai grossi titoli. Per la gente e’ lo stesso. Bisogna esplodere perche’ si accorgano di noi. Chi entra qui non ha nessuna possibilita’. Anche se non vieni espulso resti qui 32 giorni, quando prima era una settimana. Quando esci hai gia’ perso tutto. La gente non ha piu’ la casa perche’ non ha potuto pagare l’affitto. Non hanno piu’ lavoro perche’ non ci sono andate. Alcuni fra di noi non sanno leggere e scrivere in francese. Quando vanno dal medico per un mal di testa o perche gli fa male una gamba, il medico gli da’ uno psicofarmaco che addormenterebbe un elefante. Un uomo dopo averlo preso ha dormito 24 ore! Fanno questo per non farci piu’ riflettere. Io consiglio agli altri di non prendere le medicine senza vedere la confezione. Il medico ti deve fare una prescrizione perche’ resti traccia di quello che ti ha dato. Molti sbirri qui sono figli di immigrati. Provano a lisciarci per farci stare tranquilli. Quando mi vengono a parlare in arabo gli rispondo di andare a farsi fottere. Se non hanno trovato un altro lavoro che vadano a farsi fottere. La Cimade lavora con gli sbirri. Per me sono la stessa cosa. Quando arrivano quelli nuovi gli domandano se hanno un avvocato, se vogliono fare la domanda d’asilo, ma sguazzano tutti nello stesso sistema. Non possono fare niente per noi. Non sono qua per difenderci o per aiutarci a uscire. Oggi tre persone del consolato algerino sono venute per riconoscerci. Mi hanno parlato in arabo, ma io gli ho detto che non capivo. Hanno insistito, ho risposto che non capivo la loro lingua incomprensibile. Comunque faranno quello che vogliono, fanno solo stronzate. Hanno rilasciato il lasciapassare per dei marocchini e dei tunisini. Per non farsi imbarcare un tipo ha avuto un’idea incredibile. Si e’ cagato addosso, se l’e’ tutta sparsa addosso. Non l’hanno potuto rimpatriare. L’hanno riportato al centro. Il giorno dopo sono venuti a cercarlo. L’hanno legato con lo scotch e l’hanno involtato nella pellicola di plastica. L’hanno preso e l’hanno espulso cosi’. Se mi dovessero espellere farei di tutto per tornare. Questo fine settimana uno ha bussato all’infermeria. Ha subito un’operazione alla gamba e deve seguire un trattamento. Ma l’infermiera non gli ha creduto. Ha chiamato i poliziotti pigiando un pulsante sotto la scrivania. Sono arrivati in una dozzina. Io ero nell’infermeria per tradurre. Ho provato a spiegare alla polizia che il tipo non aveva fatto niente, ma mi hanno preso e malmenato. L’hanno preso e messo in isolamento in stato di fermo. E’ uscito tre ore dopo. Una squadra e’ venuta a dare il cambio alla prima. Si e’ lamentato con loro che la precedente squadra l’aveva picchiato. L’hanno mandato via. Gli hanno detto di andare a lamentarsi alla Cimade. Mi sono svegliato alle quattro di mattina. Ho guardato dalla finestra. Ho visto i poliziotti che portavano il traduttore nell’altro centro. Abbiamo provato a metterci in mezzo, ma hanno chiamato i CRS. Abbiamo voluto fare le nostre preghiere, in uno dei corridoi del CRA1 e alle 05.30 di mattina i CRS sono entrati in forze. Gli abbiamo detto che potevamo cambiare posto, ma hanno lanciato dei lacrimogeni. Quelli che dentro le camere dormivano ancora stavano soffocando. Di fronte a questo dei ragazzi hanno appiccato un fuoco nel centro. Ma non sono stati i pompieri a domare l’incendio, anche questa volta hanno mandato i CRS."

Lunedi’ 14 aprile 2008
CRA1 "Gli sbirri ci danno i rasoi tra le otto e le dieci di mattina, in cambio dei nostri documenti. Per recuperare i nostri documenti dobbiamo rendergli il rasoio. Non abbiamo mai lo stesso rasoio. Sabato un tipo doveva essere espulso verso l’Algeria. Per non partire si e’ aperto la gamba con la lama del rasoio, mentre andava a fare la doccia. Ha rischiato di tagliarsi una vena. L’hanno portato all’ospedale, ma l’hanno ricucito male. L’hanno riportato ieri sera. Gli ho detto che e’ stata una stronzata, la settimana prossima lo riprenderanno. Da quando sono qui 4 o 5 ragazzi hanno tentato il suicidio per non essere espulsi. Alcuni si impiccano, altri ingoiano monete. Quelli che rifiutano l’imbarco vengono riportati al centro per essere espulsi piu’ tardi. Se vengo espulso lo devo accettare. Alla seconda volta che tentano di espellerti ti legano con lo scotch come un animale, e io non voglio partire scocciato come un animale. Oggi c’e’ stata una rissa tra un Algerino e un Egiziano. Quando gli sbirri sono arrivati non hanno provato a calmare le cose. Il direttore era la’. Uno sbirro mi ha detto "perche’ non te ne vai? Sarai dalla parte del tuo amico Algerino." Gli ho risposto che era a lui che avevo voglia di rompere il muso, non hai miei fratelli! Un altro sbirro ci ha detto: "voi Algerini siete tutti terroristi!" Uno di noi l’ha insultato. Allora gli sbirri sono arrivati in tanti, hanno preso il ragazzo. L’hanno portato in una camera e gli hanno spaccato la faccia, ha lividi ovunque.
Vi ho visto sabato al parcheggio. Salendo le scale e appoggiandoci su una sbarra potevamo intravedere il parcheggio che avevano provato a nascondere con il telo verde. Ma poi gli sbirri ci hanno impedito di raggrupparci. Vengono in 4 o 5, si mettono in mezzo a noi. Cercano di attirare l’attenzione dei detenuti parlandogli di altre cose. La gente si fa distrarre facilmente e cosi’ funziona. Dopo la vostra visita al parcheggio il direttore e’ venuto e ci ha detto che potevamo gridare tutto il tempo, che non sarebbe servito a niente. Ci ha fatto la predica per piu’ di un’ora. Quando viene i detenuti lo chiamano "capo". Io gli dico sempre di smettere. Non e’ il loro capo! Vogliono fiaccarci il morale in ogni modo. Ho detto ai ragazzi: "vi riunite per pregare, ma fate rissa tra di voi. E quando gli sbirri arrivano non vi unite contro di loro."

note (mie):

*1 – I CRA ( Centre de Rétention Adminitrative) sono l’equivalente dei nostri cpt. 

*2 – Cimade (Comité intermouvements auprès des évacués) -un’associazione che si occupa dei detenuti nei centri di detenzione.

*3 – Dal testo non si capisce se si riferisce al numero totale o soltanto a quello di uno dei due edifici.

*4 – Il centro ha due diversi edifici separati da una recinzione. I detenuti dell’uno e dell’altro edificio non possono comunicare tra loro.

*5 – CRS (Compagnies républicaines de sécurité) – L’equivalente della celere con compiti anche di protezione civile.

*6 – Terres-au-Curé: una strada nel 13 arr. nel febbraio viene fatta una
retata in una residenza, vengono prelevate un centinaio di persone,
soprattutto malesi.
http://dailymotion.alice.it/video/x4depa_human-rights-rafle-rue-des-terresau_politics

*7 – (Inspection générale de la Police nationale) un ispettorato che controlla l’operato della polizia. una cosa che qui pare fantascienza 😉