Intervista a Ian MacKeye


Ho trovato questa intervista a Ian MacKeye su un numero dell’anno scorso di "Barricata", la rivista della Rash di Parigi. Questa volta il mio francese ha dovuto fare il triplo salto mortale di una traduzione da una traduzione. Quindi voi dovrete essere tre volte piu’ gentili a perdonarmi eventuali incomprensioni e punti oscuri. Come sempre metto anche il link al testo originale, se qualcuno vuole aiutarmi a migliorare la traduzione io sono molto contenta!

Penso pubblichero’ altre cose da questa rivista, ho in ponte la traduzione di un interessante articolo sulle banlieues e altre cosette.

La prima parte e’ un po’ piu’ fiacca, penso a causa delle domande francamente un po’ imbarazzanti dei tipi. Dopo pero’ sono rimasta impressionata dalla lucidita’ di alcuni passaggi e da alcune piccole considerazioni non banali. Leggetevela, dice delle cose proprio belle.

Versione originale

N .B l’intervista e’ stata fatta prima di un concerto del nuovo gruppo di MacKey: The Evens. Nelle prime domande ci si riferisce proprio a questo nuovo gruppo…

C’e’ una grossa differenza tra questo tipo di formazione e un gruppo piu’ canonico?
Certo. Ma non ha niente a che vedere con il numero di persone coinvolte. Io sono il solo legame tra prima e ora. Amy non e’ gli altri ragazzi, e loro non sono lei. E’ diverso, la strumentazione e’ diversa, l’idea di base e’ diversa, ma il nocciolo resta sempre la musica e la comunicazione. Queste due costanti si trovano in tutto quello che faccio.

Le canzoni sono state scritte prima della formazione del gruppo?
Un po’ di roba esisteva prima. Quando abbiamo iniziato a suonare, avevo qualche idea, ma la maggiorparte e’ venuta dopo.

Trovo l’album fantstico……. Ci trovo qualcosa di piu’ "rock"…
Grazie! Ma… no. Non so cosa vuol dire "rock". Penso che sia molto difficile tradurre la musica in classificazioni o in descrizioni… "Rock" puo’ voler dire "commerciale", e in quel caso…

Non e’ questo quello che volevo dire, ha piu’ a che fare con la vostra maniera di suonare.
Ecco e’ questo! Sai, a volte prima che una squadra sportiva entri in campo, negli spogliatoi l’allenatore si serve di una lavagna e gli spiega tutto cio’ che succedera’. Questo non accade con noi. Non c’e’ nessuna strategia, nessun piano. Facciamo tutto come ci viene. Non c’e’ niente di deciso, questo disco suona come suona, punto.

Ecco puo’ essere dovuto al fatto che c’e’ una sola chitarra…
si, puo’ essere. E’ una chitarra baritono, non e’ una chitarra. Il canto, invece, e’ molto diverso e il canto reagisce con la chitarra. La voce umana e’ uno strumento. Per molti aspetti e’ lo strumento piu’ potente. Una chitarra, anche forte come volume e’ quella, non puo’ comunicare i pensieri come le parole.

Questo disco e’ anche molto piu’ melodico..
Darei la mia camicia per un buon arrangiamento melodico! Io adoro cantare! La gente trova questa cosa cosi’ diversa da quello che ho fatto prima… Io non sono d’accordo. Penso che sono stato molto melodico, con i Fugazi avevamo delle canzoni molto dolci… La vera differenza, nei Minor Threat e nei Fugazi, e’ dal punto di vista fisico, veniva fuori dal contesto. Chitarre molto potenti, batteria molto potente, in generale, in un clima surricaldato… Bisognava metterci del nostro, urlarci sopra! Quello che facciamo adesso non e’ molto potente, ci sono altri aspetti della voce che ho potuto sviluppare. Non posso cantare dolcemente su una musica tirata. In questo momento, non sto urlando, non ti sto gridando addosso. Provo a rispondere alle domande che avete preparato, di farmi capire. Utilizzo la mia voce. Il canto e’ la stessa cosa. Forse e’ un modo piu’ chiaro… il volume ha anche lui il suo peso. E’ solo uno degli aspetti.

Ci sono dei cantanti o delle cantanti che ti hanno influenzato?
Ci sono tante cose che mi hanno profondamente influenzato! Se ascolti qualcuno come Daniel Higgs di Long Fish, Nina Simone o HR dei Bad Brains, tutte queste persone hanno degli stili molto differenti. E ciascuno di loro e’ unico, molto organico. Questo si, da’ l’ispirazione. Questo mi interessa e mi ispira, nella musica, queste non sono persone che scelgono di suonare, sono persone che non hanno scelta, devono suonare, questo e’ quel che hanno… Prendi Nina Simone, e’ talmente sincera! Posso capire che a livello commerciale certe persone utilizzino certe inflessioni per avere una hit, perche’ risuoni nelle orecchie della gente, perche’ gli ricordi altre cose, ma io me ne fotto! E’ questo l’importante, e’ una musica che viene naturalmente. Se non mi sembra naturale la lascio perdere.

Ci sono delle armonie a due voci non male nell’album…
Penso che Amy e io abbiamo due voci che si combinano bene. Trovo interessante anche quando due voci suonano insieme come una terza.

E’ quello che succede. Un po’ come con John Doe e Exene del gruppo X di LA.

Si, posso capire, ma non e’ un gruppo che ascolto o che mi puo’ influenzare… Ehi! E i B52’s !?! (ride)

E’ un po’ quello che volevo dire con "piu’ rock".

I B52’s rock !?! New-Wave, ciccio! Sempre questa tendenza che abbiamo a mettere le  cose in piccole caselline…. Insomma, posso dirti che questa cosa non era voluta.

Il suono dell’album e’ contemporaneamente spaziale e claustrofobico…

Tutta la registrazione riflette un momento preciso. E’ stato difficile. Nella mia vita in quel momento stavano succedendo molte cose e anche nella mia famiglia. Non c’era niente di molto chiaro.. Ma lo studio era il miglior luogo dove potessi trovarmi per lavorare. Non ascolto i miei dischi, quindi e’ difficile per me parlare. Suono queste canzoni tutte le sere, queste canzoni viventi. Rinascono ogni sera. Con i Fugazi avevamo l’abitudine di dire: "il disco e’ il menu’, il concerto e’ il pasto", e’ lo stesso per noi. Vogliamo che la gente ascolti le nostre canzoni, se si connettono bene! Ma il punto importante e’ di suonare queste canzoni live.

Potresti definirlo un disco piu’ personale?

Tutto e’ personale e tutto e’ politico. La politica e’ personale e gli affari personali sono politici. Penso che ci sia una evoluzione nel modo in cui scrivo le parole delle mie canzoni. Quando ascolti i Teen Iddles, i Minor Threat, gli Embrace o i Fugazi.. invecchiando, ho acquisito esperienza e cerco un campo piu’ largo, cerco di risolvere le cose, di discuterle, di far tornare fuori un argomento. Questo si applica anche alla forma, al modo in cui queste parole funzionano. Nei Minor Threat pensavo che essendo molto diretto, non ci sarebbe stato il rischio che le mie parole venissero malinterpretate. Ma quello di cui mi sono accorto e che penso sia ampiamente documentato, e’ che se prendi una idea molto semplice in modo molto diretto, questa idea puo’ essere terribilmente malinterpretata, quando chi ascolta non si sente coinvolto. Questa idea e’ completa, chiusa. Non resta che prendere questa idea e applicarla al proprio programma, qualunque sia. Per esempio, una canzone come "Straight Edge" e’ una canzone che ho scritto sulla mia decisione di vivere la mia vita nella maniera che volevo. Parlava proprio del diritto che la gente ha di vivere la propria vita. Non era affatto pensata come un dizionario, una serie di regole, un manifesto, niente! Era indirizzata all’individuo. Ho provato ad essere molto chiaro, molto diretto, di arrivare al punto, perche’ non ci fosse il rischio che la gente potesse sbagliarsi su quello che volevo dire. Ma ho reso questa idea cosi’ completa che gente che aveva altre idee riguardo alla vita se ne e’ potuta servire per prenderla e indossarla: "Ecco chi sono!". Invecchiando, ho realizzato che potevo capire perche’ e’ successo tutto questo. Non voglio fabbricare uniformi, non voglio fare parte di nessun tipo di esercito. Provo a produrre stoffa di buona qualita’ e sta alla gente farsi i propri vestiti a partire da questa stoffa. Quindi, scrivendo canzoni, riflettendo sulla presentazione, scegliendo le parole, seriamente, questa prende forma, acquista un senso, vuol dire qualcosa per me. Chi ascolta allora puo’ dirsi: "posso utilizzare questa canzone, perche’ mi fa provare delle cose". Non puo’ capire la totalita’ delle parole, ma puo’ provare quello che dicono… Allora puo’ fabbricarsi i propri vestiti. Ecco cos’e’ l’arte! Cosa pensi che potresti farci !?! (ride)

Su una scala piu’ grande, parliamo di cosa e’ successo a New Orleans.
Un’incredibile combinazione di disastri naturali e umani.. Nauseante! La storia del mondo ha sempre avuto un ospite: la brutalita’, e penso che questo ospite restera’ fra noi per sempre. Fermo restando che la vita di tanta gente e’ stata devastata, quello che rende le cose piu’ dolorose e’ di rendersi chiaramente conto del disprezzo, del razzismo, dell’isolamento che ha verso gli altri la gente che possiede troppo. Chi ha troppo non puo’ semplicemente capire, vivono su un altro pianeta.. Questa gente che non ha da pensare a niente mostra una tale ignoranza di cos’e’ la vita …! Io non penso che per esempio, abbiano deliberatamente fatto saltare le dighe. Al contrario, e mi sembra molto chiaro, le societa’ che controllano gli Stati Uniti hanno trovato piu’ proficuo non portare immediatamente soccorso a questa gente. Questo e’ il problema principale. Allo stesso modo, queste societa’ che controllano anche la politica americana hanno capito quanto attaccare l’Iraq gli sarebbe stato utile. C’e’ una fottuta montagna di soldi in ballo! New Orleans vale molti piu’ soldi da distrutta che se rimaneva intatta. E sapete quali compagnie hanno ottenuto i contratti per ricostruire? Le stesse! Dick Cheney e la sua banda!
Penso anche che le storie che arrivano da New Orleans siano state gonfiate. Non penso che la gente abbia sparato in testa ai bambini, non penso che sia stato questo il caso. E’ molto tipico delle cose che succedono in questi momenti di panico e di distruzione, qualcuno sente qualcosa e la ripete come certa. Non penso che ci siano stati dieci mila morti, piuttosto 500 o 800. Certo, anche troppi, ma non 10.000 e questo non cambia niente rispetto al fatto che troppe vite sono state distrutte. Ho passato molto tempo a New Orleans, e’ una delle mie citta’ preferite al mondo. La sua cultura e’ veramente unica e questo puo’ venire dal fatto che la gente e’ povera ed e’ straziante pensare che tutto questo potrebbe sparire! Ma e’ impossibile pensare che possa essere cosi’, perche’ c’e’ una vera cultura. Quando non si ha niente si resta vicini gli uni con gli altri… La gente vuole tornare, e’ tutto quello che hanno! E sono la’ gli uni per gli altri. Il disastro si e’ presentato molte volte in questa citta’in passato… questa gente vuole andare avanti. E’ triste vedere tutte queste assurdita’ che li circondano.. Ma voglio dire questo: per quanto possa essere scoraggiante, per quanto incoerenti e spregevoli possano essere i politici, niente di tutto cio’ arriva al livello del crimine commesso in Iraq in questo momento. Quello e’ un crimine! Per quanto stupido e imbecille possa essere stato quello che e’ successo a New Orleans, non e’ stata una guerra preventiva. I paesi piu’ ricchi del mondo non mollavano pezzi di metallo esplosivi incredibilmente costosi sulla gente. Questo, succede in Iraq. Dovrebbe preoccuparci piu’ di New Orleans! La buona notizia riguardo a New Orleans e’ che questo potrebbe essere l’inizio dello smantellamento di questa amministrazione, potrebbe far parte delle cose che vanno ad accumularsi per abbatterla. La gente negli Stati Uniti si e’ sentita oltraggiata per cio’ che ha visto ed e’ arrabbiata. Ha potuto riconoscersi in queste persone che vivono nello stesso suo paese, mentre muoiono di fame sul tetto della propria casa. E’ insensato! E il presidente, che sorvola la zona,  guardando dal finestrino! E’ totalmente insensato… La vita e’ piena di follia…

Quando guardi indietro ai gruppi di cui hai fatto parte, come definiresti ciascuno di essi…
Non ho voglia di dare definizioni. Quando definisci qualcosa, questa cosa fa parte della storia. E anche se faccio della musica da 25 anni, anche se ho molte cose dietro di me, non mi sento finito! Quindi non mi va particolarmente di fare la somma di tutto quello che ho fatto.

Che ne e’ dei Fugazi?
Nel 2002 ci siamo ritrovati in una situazione in cui i casi della vita ci hanno reso impossibile continuare. Avevamo due scelte davanti a noi: potevamo scioglierci o fare una pausa. Queste incognite erano al di fuori del nostro controllo, noi ci vogliamo bene, siamo insieme da piu’ di 15 anni e conoscevo questi ragazzi da dieci anni prima ancora, ci sembrava ridicolo smettere. Quindi abbiamo messo il gruppo da una parte. Ognuno e’ partito per la sua strada, ma ci vediamo sempre. Sento Guy (Piccioto) tutti i giorni, siamo molto vicini. Forse rifaremo qualcosa tra 5, 10 anni… forse mai… Non fa differenza. Quello che importa se rifaremo qualcosa e’ che sia il risultato di un nostro desiderio di fare musica insieme, qualcosa di nuovo, di fresco, non quello che la gente vuole sentire. Se mi importasse di quello, non penso suonerei qui stasera. Potrei benissimo mettere in piedi un gruppo con tre altri tipi e suonare ad alto volume della musica prevedibile. E sono sicuro che potrei suonare in grandi sale, il mio nome ha un certo "cachet". Ma me ne sbatto! Quello che mi interessa e’ seminare, far crescere, coltivare. Fare qualcosa che mi interessa. La musica e’ un business, non sono del tutto arresto a questa cosa. In realta’, il business musicale mi ripugna. Mi potreste chiedere: "allora perche’ hai un’etichetta?". Proprio perche’ odio il business! Non lo sopporto! Fanno male le cose. Con la Dischord, facciamo a modo nostro, il piu’ umanamente possibile. Se un giorno non fosse piu’ cosi’, avrei chiuso con questo, perche’ puzzerebbe!

Per finire, puoi consigliarci un libro?
Intendi un buon libro? Lasciami pensare… mi piacciono un sacco di libri (ride). Mi e’ piaciuto molto "The invisible Men" di Ralph Ellison, e’ un libro fantastico! Recentemente ho letto "A man without a country", il nuovo libro di Kurt Vonnegut. Amo molto Kurt Vonnegut, ho letto tutti i suoi libri. So che non piace a tutti. Penso che abbia un’ottima attitudine. Ha un lato leggero e una pesantezza reale, e’ molto d’ispirazione… Ho letto il suo libro "Fate worst than death" il giorno in cui gli aerei si sono schiantati sul World Trade Center, e’ stato un libro perfetto da leggere quel giorno..
Questo mi ha ricordato, e bisogna ricordarsene in questi momenti, che queste azioni per quanto brutali siano, non sono niente rispetto al corso del mondo. E a noi, l’essere coinvolti in queste piccole azioni, questa piccola brutalita’, ci distoglie dalla bellezza eterna che e’ ovunque. E quando perdiamo questa bellezza nello sguardo siamo finiti! E’ molto importante per me. L’altro giorno ho partecipato a una discussione sull’attivismo, in Belgio. A un certo punto, il moderatore ha detto: "La bellezza e’ minuscola davanti alla guerra". Io penso l’esatto contrario! La guerra e’ cosi’ piccola davanti alla bellezza. La bellezza e’ ovunque… C’e’ chi si impegna nell’attivismo, nella musica, nella politica, in qualunque forma di protesta, di movimento, tirano fuori molta energia dall’ingiustizia, da cio’ che e’ brutto… Ma e’ come con i dottori, dobbiamo fare molta attenzione! I dottori passano la maggior parte del loro tempo in ospedale e pensano che tutti siano malati! Non e’ un modo molto sano di riflettere.. e’ molto importante fortificarsi grazie alla bellezza, questo li aiutera’ a combattere l’ingiustizia.. Ecco ho finito.

1 comment so far ↓

#1 nerkia on 03.18.08 at 2:46 pm

ottima la traslation!