Hillman American Psyche

Ieri ho letto questa intervista a Hillman molto interessante. E’ evidente che Hillman legge Ruggine.

Ho tagliato una prima parte, la versione integrale la trovate qui.

James Hillman, psicologo, studioso, critico culturale e autore di oltre venti libri, tra cui Il codice dell’ anima, è uno dei più brillanti pensatori del nostro tempo sulla psiche umana e la psiche collettiva. Sta per compiere ottantacinque anni ed è in convalescenza dopo due anni di malattia. «È una nuova vita», mi dice. «Tanta riflessione al posto dell’ ambizione». La psiche americana ha sempre nutrito le riflessioni di Hillman; quella che segue è una versione ridotta di una conversazione sulla sua interpretazione psicologica dell’ attuale Zeitgeist.
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Lei ha detto che c’ è, nell’ America di oggi, un certo «aspetto tragico». Può spiegarci meglio?
«Tutto ciò di cui ognuno di noi ha paura è già successo: la fragilità del capitalismo, che non vogliamo ammettere, la perdita della vocazione imperiale degli Stati Uniti; e l’eccezionalismo americano. In realtà l’ eccezionalismo americano è che siamo eccezionalmente arretrati in almeno quindici campi diversi, dall’ istruzione alle infrastrutture. Ma siamo in una fase di rifiuto: vogliamo restaurare le cose come erano una volta, rimettere il Paese dov’ era un tempo».

Molti non vogliono mettere in discussione l’ eccezionalismo americano perché se l’ America non è eccezionale, che cos’ è, e che cosa sono io?
«La gente ha una capacità di illudersi enorme. Quando si vive di illusionio delusioni, ristabilire queste illusionio delusioni richiede un grande sforzo per evitare di analizzarle. Ma c’ è un’ antica idea al lavoro dietro alla nostra condizione attuale: quella di enantiodromia, il concetto greco secondo il quale le cose diventano il loro opposto. Si dice, per esempio, che stiamo vivendo un cambiamento epocale. E in questo cambio d’ epoca, le vecchie cose che sembravano delle virtù diventano improvvisamente dei vizi. Nei duemila anni che ci precedono c’ è stata la grande espansione dell’Occidente e l’epoca delle grandi religioni monoteistiche, l’ Ebraismo, il Cristianesimo e l’ Islam. Eppure queste tre profezie salvifiche, con le loro immense conseguenze estetiche e il loro enorme effetto di civilizzazione, si sono trasformate in mostri richiudendosi in se stesse, nella loro aderenza ai principi morali e all’ ortodossia. Non hanno discernimento; tutte e tre pretendono di essere “la religione”».

Quale potrebbe essere un altro esempio di qualcosa che diventa il suo opposto?
«Ricorderei le grandi fedi nel secolarismo e nell’ umanesimo nate nel XVII secolo o anche prima. Come vediamo oggi negli scritti di Christopher Hitchens e di Richard Dawkins, la “quarta religione” sta scacciando la religione. Questo ci lascia una sorta di arido scientismo o quello che le persone religiose descrivono come un umanesimo privo di Dio. Sono queste le grandi correnti che ci sono oggi. La gente vuole ancora andare oltre, ma le cose non si sono ancora pienamente disintegrate».

Lei dice che questi potenti miti che hanno definito l’ America hanno raggiunto il loro apice e ora sono in declino, ma non completamente.
«Prenda per esempio il mito economico, il più grande mito che viviamo in questo Paese. Ora, tutti gli economisti dichiarano che il problema del mondo oggi è il crollo della domanda, e che dobbiamo stimolare la domanda, o tramite il governo o tramite i prestiti bancari. Ma se si dovesse guardare il problema della caduta della domanda da un punto di vista ecologico, che cosa c’ è di meglio? Non dimostra tutto questo una straordinaria frattura tra il pensiero economico che domina il nostro mondo capitalista, compresa la Cina, e il punto di vista della Terra? Ma il modo di pensare ecologista crea un enorme problema di panico per le economie capitaliste».

Perché queste società sentono che sta morendo un vecchio modo di vivere?
«Esatto. Ci sono oggi moltissime persone intelligenti che stanno lavorando su come vivere in una società economica a crescita zero. E Obama è stato fondamentale nel cercare di portare un nuovo pensiero strutturale a queste domande. Ma finché governeranno gli economisti e i banchieri, il vecchio stile morirà molto lentamente».

La morte del vecchio implica sempre, però, che sia in arrivo qualcosa di nuovo.
(con tono esasperato) «Questa ricerca del nuovo è un vizio americano! Vogliamo sempre vedere che cosa viene dopo, siamo dipendenti dal futuro! Il futurismo è un altro mito americano: che si tratti di Kennedy, di Johnson, di Reagano di Obama, tutti i presidenti americani si insediano con un nuovo programma e con la convinzione che il Paese sarà meglio che mai. Ma io credo che bisogna affrettare il processo di decadenza. La visione classica è sempre quella di guardare indietro, di tenere sotto controllo e di aiutare il morente».

Mentre la ascolto, penso a quanto la mia famiglia ed io abbiamo aiutato mio padre a morire, è stata un’ esperienza molto profonda. Mi chiedo che cosa possa significare un’ esperienza simile in senso culturale.

«Bisognerebbe pensare a ciò che deve morire di questa cultura; a quali componenti devono svanire, come la supremazia bianca, la supremazia dei maschi e l’idea che noi siamo “i buoni”. L’ America ha una certa arroganza rispetto alla propria virtù. Un’ altra cosa potrebbe essere la nostra comprensione “non analizzata” della parola libertà. Probabilmente una delle cose impressionanti, nella morte di suo padre, era il suo bisogno di aiuto, il suo dipendere da case di cura, infermieri, stampelle… eppure, da questa mancanza di libertà è nato un altro tipo di libertà».

Mio padre era testardamente americano in questo senso. Non voleva nemmeno andare in un ospedale perché poi non sarebbe più stato “libero” di fumare o di bere.
«Non abbiamo riflettuto abbastanza sull’ idea di libertà. Bisogna trasformarla in una libertà interiore dalla “domanda” stessa: è quel tipo di libertà che si ottiene quando sei libero dall’ ossessione di avere, di possedere e di essere qualcuno. Per esempio, pensi al tipo di libertà che Nelson Mandela deve aver sperimentato quando fu messo in prigione. Perse completamente la sua libertà nel mondo esterno, ma trovò la libertà in se stesso. Questo è un esempio che amplia l’ idea limitata che oggi abbiamo della libertà: che posso fare quello che mi pare in casa mia; che qui decido io e non voglio nessuna interferenza da parte del governo; che non voglio che nessuno mi venga a dire cosa posso o non posso fare; che ci sono troppi regolamenti, e via dicendo. Questa è la libertà di un adolescente. Un altro aspetto strano di questo cambiamento epocale è la paura della gente di ammalarsi di cancro; è un fatto assolutamente endemico che attraversa tutta la popolazione. La legge sull’ assistenza sanitaria ha acuito questo problema: la gente ha cominciato a chiedersi che cosa gli succederebbe se gli venisse un tumore».

Dunque, le persone sentono questo cambiamento, percepiscono che le cose non saranno più le stesse, e questa paura peggiora l’intero processo?
«Decisamente. Questo lo vediamo riflesso nella paura che si ha degli immigrati e della violazione dei nostri confini; abbiamo paura che si esauriscano tutte le cose da cui dipendiamo; di perdere il potere e le nostre basi militari in tutto il mondo; della caduta di livello del nostro sistema educativo e che l’ America non sia più la migliore e la più forte. Ma il problema è che… è già collassata, è tutto finito. Ed è questo che è interessante! Perché una volta capito che cosa sta accadendo veramente, possiamo vedere cosa altro potrà emergere quando le strutture logore finalmente crolleranno. Stanno avvenendo tante cose sotto queste vecchie forme. Non sappiamo ancora che cosa sia esattamente; è tutto molto disorganizzato, non coalizzato, cose diverse, disperse. Ma è molto importante che la gente prenda parte ad alcuni di questi progetti emergenti».

Per molti, però, l’ atmosfera psichica è carica di incertezza. Come vivere in questo passaggio tra un’ era e l’ altra?
«È importante evitare di pretendere che ciò che verrà sia conforme ai modelli del passato, vale a dire unito, organizzato ed esauriente. Ciò che comincia a emergere è molto diverso da ciò che c’ era prima: non possiamo eliminare completamente cose come la gerarchia, ma ciò che sta sorgendo potrebbe non avere un sopra e un sotto, e nemmeno un nome. Quando è nato, il movimento femminista rifiutò di avere una leader; semplicemente donne diverse si alzavano e parlavano. Le prime femministe furono molto attente a non mettere ciò che stava sorgendo spontaneamente nella vecchia bottiglia. Penso quindi che sia una questione di lasciar scorrere le cose, di aver fiducia che il cosmo emergente uscirà per conto suo e che si darà una forma mentre sorge. Questo significa vivere in uno spazio aperto, questa è la libertà».

Traduzione Luis E. Moriones © 2011 James Hillman & Pythia Peay / Published by Arrangement with Agenzia Santachiara – PYTHIA PEAY