L’alba in questa citta’

Mi capita spesso di osservare la mia citta' che si sveglia. La guardo dall'alto di questa finestra di questo fottuto palazzo dove passo le mie giornate. L'alba arriva sempre all'improvviso, non me ne accorgo mai in tempo. Ogni volta avevo il muso infilato nel computer o perso a leggere o a trangugiare caffe' sperando di svegliarmi. Mi volto e fuori la notte e' scomparsa, bestemmio in silenzio chi mi ha distratto.

Come ogni citta' osservata a quest'ora e' dolcissima: la pasticceria apre i battenti, i primi assonnati avventori si spingono a cercare conforto, il circolo anarchico dorme, osservo invidiosa il loro riposo, il mercato inizia a srotolare le sue bancarelle come fili di collana, qualche solitario autista giuda la macchina rassegnato all'inizio della giornata. Poi ci sono quelli che portano fuori il cane: mi e' sempre sembrato un gesto eroico e di una tenerezza infinita. 

Ho capito si, lo so, e' pur sempre la citta' mafiosa che conosco bene, la disneyland italiana di quei maledetti grassoni americani, la ludoteca di tutti gli stronzi palazzinari. E' che non sembra, cosi', vista dall'alto la mattina presto con questo sole ostinato.

E il sole su questa necropoli e' un po' come gli alberi nati nelle fabbriche abbandonate torinesi: e' inevitabile e bellissimo.