il rogo della vanita’

rogo della vanita'E’ uscita la quarta autoproduzione Fenix: Il rogo della vanita’ di Alèssi Dell’Umbria. Un libro scritto sulle fumanti macerie dei roghi delle banlieues francesi.

Me lo sono immediatamente procaccciata, e ho scoperto che e’ proprio il libro che avrei voluto da tempo saper scrivere per raccontare in italia quello che scorre nelle vene delle periferie di francia. Ci sono altri testi che spiegano bene quello che succede, ma ancora non ne avevo trovato nessuno tradotto in italiano. Mi ero detta "traduci La France a peur di Laurent Bonelli, dai.." ma cristiddio sono piu’ di 400 pagine, e il mio francese e’ troppo lento. Avevo pensato di provare a sintetizzare io qualcosa, ma una vocina in testa mi continuava a far rimandare, convincendomi che in fondo, un libro cosi’ lo deve scrivere chi queste cose le ha vissute.

Ecco, insomma questo libro e’ arrivato. E ad eliminare una volta per tutte (se ce ne fosse bisogno) la stupida idea che l’erba del vicino e’ sempre piu’ verde e che solo l’editoria commerciale fa cose serie, ecco che questo libro e’ uscito no copyright e autoprodotto dalla torino squatter.

Troppi sorciologi e militanti parlano dei banlieusards alternando bile e bava, incerti tra il disprezzarli come feccia nichilista o osannarli come rivoluzionari del domani. Le banlieues a me continuano a
sembrare degli enormi cimiteri di elefanti dove ha trovato la morte il
mastodontico modello paternalista francese. Il modello di "integrazione", o peggio
di "inclusione", dove per essere qualcuno devi farti includere e
integrare, dove quest’integrazione e’ pero’ a senso unico e non c’e’
alcuno scambio ne’ ricchezza di vedute.

La
retorica francese chiama molto efficacemente le banlieues "quartieri
difficili" o "zone sensibili". Chi vive in questi ghetti e’ un
"soggetto da aiutare", da isolare o da integrare. L’unica identita’ che ti e’ concessa e quella di vittima, di animale marginale, prodotto di uno scarto. C’e’ chi prova ad aiutarti, cercando di dipingerti una faccia da normale, e chi vorrebbe solo che tu scomparissi senza lasciare traccia, smettendo cosi’ di ricordargli continuamente le impietose contraddizioni di questo meraviglioso mondo. Ma tu rimani qualcuno fintanto che rimani una vittima, finche’ rimani calato nel personaggio. Se non ti fai integrare sei il diverso tra i diversi, se accetti di farti integrare (come nel caso delle prime generazioni di immigrati) rimani comunque un diverso che arranca per farsi accettare dai normali. Non c’e’ via d’uscita nel non futuro predestinato. Quando ti accorgi di questo inizi a prendere fuoco, e’ la tua stessa vita a bruciare. Per questo le rivolte nelle banlieues possono essere solo cosi’ splendidamente nichiliste e disperate, con buona pace di chi le preferirebbe piu’ organizzate, piu’ comprensibili e piu’ indirizzabili.

Di questo e molto altro parla il libro. In un racconto preciso e credibile, con una compartecipazione dolorosa e lucida. A firenze lo trovate nella distro del NextEmerson, altrimenti seguite questo link.